Titolo: Palazzina Laf
Regia: Michele Riondino
Produzione: Italia
Anno: 2023
Taranto 1997: nello stabilimento siderurgico Ilva è accaduto l’ennesimo incidente che ha causato la morte di un dipendente. L’operaio Caterino Lamanna, che vive in una masseria caduta in disgrazia a causa della vicinanza alla fabbrica, diventa una spia dei dirigenti aziendali fornendo informazioni sugli operai di cui questi vorrebbero liberarsi. Dopo un piccolo avanzamento di carriera, non comprendendone il degrado anzi fraintendendone la realtà, chiede e ottiene di essere trasferito alla Palazzina LAF – acronimo di Laminatoio A Freddo –, un reparto-lager dell’Ilva riservato alle persone “scomode”.
Un film su:
- gli operai (dell’Ilva);
- il lavoro che uccide;
- il disastro ambientale;
- il capitalismo;
- l’isolamento, la prigionia;
- la voglia di migliorare la qualità della propria vita.
Da vedere perché il regista ci racconta una storia realmente accaduta: gli operari dell’Ilva, oltre a morire a causa di malattie causate dalla vicinanza agli altiforni e dal mancato rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro, hanno anche subito sistematiche umiliazioni con comportamenti da parte dell’Azienda, che da quel momento in poi verranno definiti mobbing. Attenzione, avverte Riondino nei titoli coda, i reparti confino esistono ancora.
Il film è tratto dal libro Fumo sulla città – Fandango, 2013 – dello scrittore Alessandro Leogrande
Le musiche originali sono composte da Theo Teardo e la colonna sonora comprende un brano inedito di Diodato.
Dedicato a chi ama i film talmente veri da apparire surreali.