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Recensione : Pensieri di un uomo curioso di Albert Einstein

Albert Einstein scrive Pensieri di un uomo curioso contiene oltre 500 riflessioni di Albert Einstein – tra parentesi quando sono state espresse – estratte dalla documentazione conservata alla Princeton University.

Pensieri di un uomo curioso di Albert Einstein

Questo volume contiene oltre 500 riflessioni di Albert Einstein – tra parentesi quando sono state espresse – estratte dalla documentazione conservata alla Princeton University, sede dell’archivio Einstein, ordinate per cronologia e tema: i tedeschi e la Germania, gli ebrei e il sionismo, l’America e gli americani, la guerra e la pace, la religione e la scienza, la politica e tanti altri ancora.

Detto questo, credo abbia un senso ricordare anno di nascita e di morte dello scienziato: 1879 – 1955.

 

Potrete leggere riflessioni come queste:

 

  • Per punirmi del mio disprezzo per l’autorità, il destino ha fatto di me un’autorità! (1930)
  • Nella vita quotidiana sono il classico solitario, ma la consapevolezza di appartenere alla comunità invisibile di quelli che lottano per la verità, per la bellezza e per la giustizia mi ha risparmiato ogni sensazione di isolamento. (1932)
  • I grandi spiriti hanno sempre incontrato la violenta ostilità delle menti mediocri. La mente mediocre è incapace di comprendere chi, rifiutando di inchinarsi ciecamente ai pregiudizi convenzionali, scelga invece di esprimere le proprie opinioni con coraggio e onestà. (1940)
  • La ricerca della conoscenza di per sé, un amore della giustizia quasi fanatico e il desiderio di indipendenza personale sono aspetti della tradizione ebraica che mi fanno ringraziare la mia stella per il fatto di appartenerle. (1934)
  • Non riesco a capire la passività della risposta di tutto il mondo civile a questa moderna barbarie. Il mondo non vede che Hitler punta alla guerra? (1933)
  • L’intero popolo tedesco è responsabile di questi assassinii in massa e deve essere punito in quanto popolo… Dietro al partito nazista è stato il popolo tedesco a eleggere Hitler dopo che, nel suo libro e nei suoi discorsi, aveva chiarito le sue intenzioni spudorate senza la minima possibilità di malinteso. (1944)
  • Il peggior frutto della vita di branco è il regime militare, che aborrisco… Questa lebbra della civiltà va abolita il più presto possibile. L’eroismo a comando, la violenza dissennata, l’assurdità odiosa che va sotto il nome di patriottismo, quanto li odio! E quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole! Sarei disposto a farmi tagliare a pezzi piuttosto che partecipare a una tale abominazione. (1930)
  • Finché la sicurezza viene perseguita attraverso gli armamenti, nessun paese sarà disposto a rinunciare a un’arma che sembri promettere la vittoria in caso di guerra. A mio parere, la sicurezza si ottiene soltanto rinunciando all’intera difesa militare nazionale. (1949)
  • Dal mio punto di vista, uccidere in guerra non è affatto meglio che commettere un banale assassinio. (1952)
  • Lo stato dovrebbe essere il nostro servitore, e non noi gli schiavi dello stato. (1931)
  • La politica è un pendolo le cui oscillazioni tra anarchia e tirannia sono alimentate da illusioni perennemente rinnovate. (1937)
  • Vedo (…) con profondo rammarico che Dio punisce tanti Suoi figli per le loro numerose sciocchezze, di cui Egli solo può essere ritenuto responsabile. Secondo me, la Sua non-esistenza sarebbe la Sua unica scusante. (1915)
  • Dato che le nostre esperienze interiori sono riproduzioni e combinazioni di impressioni sensoriali, la concezione di un’anima senza un corpo mi sembra vuota e priva di significato. (1921)
  • Il comportamento etico dell’uomo dovrebbe basarsi in maniera attiva sulla solidarietà, sull’educazione, sui legami e sui bisogni sociali. L’uomo sarebbe ben poca cosa se fosse necessario controllarlo con la paura del castigo e la speranza della ricompensa dopo la morte. (1930)
  • Nella loro lotta per il bene etico, i dottori della fede devono trovare il coraggio di rinunciare alla dottrina di un Dio personale, vale a dire, di rinunciare a quella fonte di paura e di speranza che nel passato consegnò tanto potere nelle mani dei preti. (1941)
  • Perché questa stupenda scienza applicata che risparmia lavoro e rende la vita più facile ci porta così poca felicità? La risposta è semplice: perché non abbiamo ancora imparato a farne un uso assennato. (1931)
  • Il posto dove si va ad abitare non è così importante… Io stesso ho vagabondato costantemente da un posto all’altro, straniero ovunque… L’ideale di un uomo come me è di sentirsi a casa in qualunque posto. (1920)
  • Sono convinto che alcune attività politiche e sociali delle organizzazioni cattoliche siano pregiudizievoli e perfino pericolose per la comunità nel suo insieme, qui e ovunque. Citerò soltanto la lotta contro il controllo delle nascite in un’epoca in cui la sovrappopolazione è diventata in vari paesi una seria minaccia alla salute della gente e un grave ostacolo a ogni tentativo di organizzare la pace sul pianeta. (1954)
  • Non fate mai nulla contro la vostra coscienza, anche se è lo Stato a chiederlo. (1955)
  • La stampa, che è in gran parte controllata da interessi costituiti, esercita un’influenza eccessiva sull’opinione pubblica. (1921)
  • È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità. (1953)
  • La violenza può talvolta aver eliminato rapidamente gli ostacoli, ma non ha mai dimostrato di sapere creare alcunché. (da una pubblicazione del 1993)

 

Cos’altro aggiungere? Un’ultima cosa: Einstein –  fisico e filosofo tedesco naturalizzato svizzero – all’avvento del nazismo si trasferì negli Stati Uniti.

Pacifista convinto, segnalò l’importanza delle ricerche nucleari, ma prese comunque più volte posizione contro le armi nucleari e a favore del disarmo.

Pensieri di un uomo curioso di Albert Einstein

Marco Sommariva

marco.sommariva1@tin.it

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