Nel piccolo ma accogliente locale dell’Arci Camalli di Imperia, situato nella zona portuale di Oneglia, sabato 2 aprile è andato in scena un concerto che ha visto all’opera due delle migliori realtà doom (anche se molto sui generis) italiane, i padroni di casa Plateau Sigma ed i bresciani (Echo).
In realtà alla serata avrebbero dovuto partecipare anche i romani Fish Taco, i quali all’ultimo momento hanno dovuto rinunciare; un peccato, ma non c’era alcun dubbio sul fatto che le due band citate sarebbero bastate ed avanzate per dar vita ad una serata di ottima musica.
Gli (Echo) sono giunti nell’estremo ponente ligure freschi dell’incisione del loro secondo full length Head First into Shadows, l’atteso successore del magnifico Devoid Of Ilusion, la cui pubblicazione è prevista il prossimo 23 maggio sotto l’egida della BadMoodMan (sub label della russa Solitude).
I ragazzi bresciani hanno colto l’occasione, pertanto, per presentare in anteprima quattro dei sei brani che andranno a comporre la tracklist del nuovo album; non posso negare che da parte mia c’era anche una certa curiosità per verificare come fosse stata assorbita la dipartita di Antonio Cantarin alla voce e devo dire, con soddisfazione, che il giovane Fabio Urietti non ha fatto rimpiangere affatto il suo predecessore rispetto al quale ha mostrato forse una minore propensione per le clean vocals, mentre screaming e growl sono apparsi di primissimo livello per cui, complessivamente, non si può che convenire su questa scelta.
Dopo aver inaugurato il set con Summoning the Crimson Soul, brano che di fatto apriva anche Devoid of Illusion, gli (Echo) sono passati alla presentazione delle nuove tracce; per quanto possa valere un primo ascolto, per di più live, si può ragionevolmente ritenere che il lavoro di prossima uscita sarà del tutto all’altezza delle aspettative: la particolare commistione tra doom e post metal, che aveva stupito per maturità nell’unico full length finora prodotto, pare ulteriormente destinata a consolidarsi, raggiungendo picchi già ragguardevoli al primo impatto in tracce come Gone (che su disco vedrà il contributo vocale di Jani Ala-Hukkala dei Callisto) e Order of the Nightshade (magnifica nella sua parte finale), ma non da meno sono apparse A New Maze e Beneath This Lake (qui invece troveremo a prestare la propria voce Daniel Droste degli Ahab).
La stupenda The Coldest Land ha chiuso teoricamente l’ottimo set prima dell’esecuzione, con la partecipazione di Francesco Genduso dei Plateau Sigma, della terremotante cover della sabbathiana Electric Funeral: dopo aver citato il nuovo vocalist è doveroso un plauso al resto della band, per la notevole prova fornita dalla coppia di chitarristi Simone Saccheri e Mauro Ragnoli e da quella ritmica composta da Agostino Bellini al basso e Paolo Copeta alla batteria.
Dopo una breve pausa la scena è stata presa dai Plateau Sigma, attesi alla presentazione dal vivo della loro ultima fatica Rituals, uno dei migliori album pubblicati in questo primo scorcio del 2016 per Avantgarde Music. Giocando in casa, come detto, i nostri hanno catturato l’attenzione di un pubblico competente che, quasi da prassi per qualsiasi concerto che abbia a che fare con il doom nella nostra penisola, non era purtroppo numeroso ma comunque sufficiente a riempire il locale, creando un’atmosfera di grande coinvolgimento.
L a band dell’imperiese, come detto in sede di recensione, con il proprio recente album ha travalicato il concetto di doom proponendo un sound fresco e personale, nel quale parti acustiche ed evocative, caratterizzate dalle clean vocals di Manuel Vicari, trovano il loro contraltare nelle brusche impennate di matrice estrema segnate dal profondo growl di Francesco Genduso. E’ proprio la costante alternanza tra i due cantanti/chitarristi, così diversi per timbrica vocale e per tocco, eppure così naturalmente complementari, la grande peculiarità ed il vero valore aggiunto dei Plateau Sigma, senza dimenticare ovviamente l’ottimo supporto della base ritmica fornita da Maurizio Avena al basso e dai Nino Zuppardo alla batteria.
Rituals è stato presentato nella sua interezza, partendo quindi dalla breve intro The Nymphs e passando per la splendida Palladion, la più robusta The Bridge and the Abyss, la rituale Cvltrvm (traccia che, più di altre, viene esaltata dal contesto live) per arrivare alle due parti della title track, mentre la chiusura è stata affidata alla riproposizione di Maira and the Archangel, tratta dall’Ep d’esordio White Wings of Nightmares. Proprio quest’ultimo e bellissimo brano è un ideale indicatore dello spessore artistico dei Plateau Sigma, capaci di evolversi nel corso degli anni senza snaturare la propria matrice doom, arricchendola di diverse sfumature e rifuggendo schemi compositivi rigidi senza precludersi alcun tipo di traiettoria musicale.
Tirando le somme, una serata perfetta sia dal punto di vista musicale, sia da quello prettamente personale, visto che ho avuto l’occasione di incontrare e fare la conoscenza di ottimi musicisti e soprattutto splendidi ragazzi, cosa che peraltro accade puntualmente in queste occasioni, con buona pace di chi considera chiunque graviti nell’ambiente del metal alla stregua di un’accozzaglia di barbari da confinare ai margini della civiltà …