Sì è vero, è una questione di stile, le conseguenze della decisione di come esprimersi.
I nuovi mezzi comunicativi non risolvono l’annosa questione di scegliere come esprimersi, Facebook, Twitter e tutti gli altri, creano una sovrastruttura tale da permetterci di scegliere solo lo sfondo ed il confronto, ma lo stile è altro. Stile non è per forza un esprimere eccellentemente delle capacità, ma la scelta di come incanalare la propria espressione, qualsiasi cosa si voglia dire. Il problema è questo. È una questione di fare scelte e di capire come esprimersi, in tutti gli ambiti della nostra.
Lo stile che usiamo ci connota, ci fa fare una scelta di campo, e dovrebbe essere il miglior antidoto contro il mero apparire, che è poi quello che fanno i cosiddetti social network. I moderni media fanno vedere a tutti dove siamo, consegnano a tutti il nostro pensiero sull’ ultima apericena, come l’estremo lascito di chi sta per togliersi la vita. Ci si saluta chiedendo sei su facebook.
Quando si conosce qualcuno, poi furtivamente o meno si va a vedere il profilo della persona appena conosciuta. Ecco, lo stile è l’esatto opposto di tutto ciò. Lo stile è la responsabilità di crearsi una maniera personale di espressione, una ricerca continua che porta a formulare una propria visione ed una consapevolezza estetica, per quanto depotenziata, di ciò che si dice e soprattutto di ciò che si vuole veicolare. Nella società moderna non conta come lo si dice, ma basta dirlo.
Lo stile è anche coerenza, capire che non si può dire tutto od il contrario di tutto, bisognerebbe essere come antichi monaci zen che meditano molto prima di dire, e proprio ciò è particolarmente difficile in questi giorni di pensiero alla velocità della fibra. La velocità di esecuzione molto spesso nasconde la pochezza della materia trattata. Non ci sono più sicurezze, tutto è liquido, tutto può essere detto senza paura di smentita, ogni cosa è qui, pronto da prendere.
E aveva ragione chi diceca, che sì è una questione di stile e lo è sempre stato.