La mia formazione musicale di rocker non esattamente di primo pelo è avvenuta grazie naturalmente alle fanzine (quella che state leggendo lo è) ma anche alle riviste specializzate che uscivano, ed escono tuttora, nelle edicole
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Su queste ultime ricordo che vi era uno spazio legato alle recensioni dei dischi appena usciti che si concludeva con uno spazio adibito a quelli italiani.
Lo trovavo già allora una forma di ghettizzazione sia per la qualità dei nostri prodotti – spesso superiori a quelli stranieri – sia per una forma neppure troppo velata di aprioristica inferiorità.
Se, come già accennavo, fin dal finire degli anni ottanta (ops ho svelato la mia età) i nostri album erano di valore internazionale ancor oggi molte nostre band rivaleggiano e spesso superano in qualità quelle di oltremanica e d’oltreoceano.
Fra queste bisogna senz’altro annoverare i Radio Days la cui crescita artistica appare disco dopo disco inarrestabile.
Questo loro nuovo disco ne è la più che tangibile testimonianza composto com’è da dieci pezzi tutti di gran lunga superiori alla media tanto che si farebbe un torto ai nostri non citandoli tutti.
Si comincia con I Got a Love che è stato il singolo che ha anticipato l’ellepì, una canzone assolutamente perfetta che ho pure scelto come suoneria del mio cellulare cosi che qualsiasi notizia brutta arrivi quanto meno è preceduta da una canzone splendida; tre sono poi i brani che profumano d’Australia Lose Control in quota migliori Hoodoo Gurus, What is Life? che rimanda ai Sunnyboys e When I’m with you che sembra uscita dalla magica penna di Dom Mariani.
Walk Alone avrebbe egregiamente figurato sul primo album degli Oasis (un disco che adoro e rivendico), Running Around è delicatamente sixties come un brano degli Small Faces, Till the end of the Night è una carezza data direttamente sul cuore come solo i Rubinoos sanno fare, Meltdown invece mi ha ricordato un disco che ho adorato e che adoro vale a dire Brassbound degli Ordinary Boys, No one to Blame è la canzone power pop perfetta irruente ma orecchiabile giocata sull’asse Undetones/Buzzcocks/Exploding Hearts, chiude il tutto la commuovente e sussurrata Between the Lines che colpirebbe al cuore anche il più rude fra i camalli del porto di Genova.
Rave On!, lo avrete certamente capito, è un disco meraviglioso, si attendono gli altri nove titoli per la mia top ten del 2021.