Torna uno dei gruppi che hanno maggiormente segnato la musica e l’immaginario degli ultimi trenta anni, i tedeschi Rammstein con il loro nuovo album Zeit. La nuova fatica dei tedeschi è un’opera molto profonda, oscura e che va interpretata ascoltando la musica e leggendo i testi, cosa non scontata di questi tempi, dove tutto pare slegato dalla sua essenza e anche dal suo significato. Questo ottavo album in studio è in una certa misura il sunto di tutta una carriera e della loro poetica, e qui si va in profondità, ci si immerge in un mare gelido ed agitato.
Musicalmente i Rammstein continuano un’evoluzione molto particolare, introducendo elementi classici ed orchestrali come mai hanno fatto nella loro discografia, ma è al contempo anche un disco con tantissima elettronica e chitarre distorte nel migliore stile Rammstein. Zeit è tante cose, è letteralmente il tempo, ma è anche una monolite da scalare, una pianura ghiacciata o il fuoco della lascivia e della lussuria come solo i sei tedeschi sanno fare.
Ogni canzone rappresenta una faccia della medaglia, un aspetto da sviscerare e da vivere con loro. Apre l’album l’epica Armee der Tristen un affresco in movimento molto vivido, una dichiarazione di intenti marziale e con tastiere ariose e che sanno richiudersi sull’ascoltatore al momento giusto, con ottime aperture melodiche nella voce.
Segue la maestosa e meravigliosa Zeit, già scelta come singolo e come video che supera in bellezza e complessità la visione di Deutschland Uber Alles del precedente disco omonimo. Zeit è forse la canzone più bella dell’intera carriera dei Rammstein, racchiude in sé tutto ciò che sanno fare e quanto sanno dare , è drammatica, maestosa e con un testo che è di una bellezza sconcertante, parla della morte e della vita in un’ottica inusuale che si può in parte ritrovare nell’altrettanto tedesca serie tv “Dark “, anche se qui la morte e la vita si fondono e si dividono continuamente in una tensione musicale perfetta, sembra davvero la canzone di un’altra dimensione, con un bellissimo uso del coro.
A seguire un’altra perla Schwarz che riesce a tenere benissimo il confronto con il mostro precedente grazie ad una sapiente combinazione fra chitarre abrasive e melodia del cantato. Segue Giftig, in italiano tossico, che alza il ritmo e comincia l’incendio con il primo momento apertamente elettronico e un ritornello che diventerà sicuramente un momento centrale dei loro concerti. Zick Zack è una delle canzoni più peculiari mai scritte dai Rammstein, il secondo singolo del disco e secondo bellissimo video. La canzone è sulla chirurgia estetica affrontata in modalità Rammstein e con un ritornello che ha delle tastiere italo disco a chi non si può resistere per una canzone il cui testo è un capolavoro e che va tradotto assolutamente perché è qualcosa che dovrebbe essere studiato nelle scuole, essendo un attacco giusto e mirato a un’esagerazione delle nostra era e non solo perché è qualcosa che è sito nel nostro subconscio.
Ok è un classico pezzo da corsa in stile Rammstein, qualche suo elemento si è potuto sentire nei dischi precedenti, ma qui è rielaborato in maniera diversa, a testimonianza del mutamento che stanno imprimendo i Rammstein al loro suono, con una maggiore ricchezza di dettagli e di pienezza totale. Mein Tranen è una riflessione, un momento di calma e di introspezione in mezzo ai battiti accelerati e alla carne, un soffio di spirito, molto melodica e malinconica,addirittura sognante.
Angst significa paura o ansia a seconda del contesto, e proprio tale sentimento viene evocato molto bene dalla performance dei Rammstein in questa canzone che vola radente senza mai librarsi nell’aere ma rimane ben attaccata ai nostri polmoni e ali nostro stomaco come l’ansia appunto, classico ottimo mid tempo Rammstein.
La seguente Dicke Titten è uno dei pezzi particolari che hanno reso famosi i sei germanici, strano accattivante e sensuale, con una sezione fiati che sembra uscire da un allucinato porno tedesco anni cinquanta, con un bellissimo ritornello. La penultima Lugen è un entrare in un altro mondo, sbirciando da un buco della serratura posto molto in alto, dove c’è tanto vento, dove tutti mentono e non si capisce da che parte si debba guardare, e se non ci fosse una parte dove guardare; il pezzo illustra molto bene la svolta moderna dei Rammstein, e viene addirittura usato l’autotune in maniera ironica, scherzando del mainstream attuale.
A chiudere questo viaggio c’è Adieu e torniamo dalle parti di Zeit, essendo alla fine del tempo concessoci insieme ai Rammstein, e si chiude con il botto, essendo la canzone che chiuderò molti concerti a venire del gruppo. Magnifica, terribilmente triste e molto potente, i sei lasciano il loro pubblico con il botto ed è un gran bel scomparire.
Sarebbe facile e scontato dire che Zeit è il migliore album dei Rammstein, e forse lo è davvero grazie alla sua fortissima immaginazione, ai suoi testi pazzeschi e alla sua ricchezza musicale e anche con una produzione sontuosa, ma lo stesso Zeit va oltre, portando i Rammstein e i loro ascoltatori ad un livello successivo, più a fondo nei nostri inferni e più in alto nei nostri cieli, perché nei Rammstein ci sono moltissime cose, e Zeit ce le mostra tutte, molto più di prima, e non è ancora arrivato il momento di smettere, pensando che questo album non doveva nemmeno uscire se non fosse stato per la pausa dettata dalla pandemia.
A confezionare il tutto la bellissima copertina di Bryan Adams, sì proprio lui.