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Recensione : Ranter’s Bay & Pablo Orza ?????????

RANTER'S BAY & PABLO ORZA: Pulsazioni sghembe di un cuore alveare malato che assume i nostri connotati, un Arconte che non arriva mai al dunque, perché se lo facesse morirebbe all’istante.

RANTER'S BAY & PABLO ORZA ειμαρμενη

Il destino nella nostra civiltà occidentale è un qualcosa che ha una valenza positiva se fa in modo che le cose vadano bene per noi, e ha una invece una valenza negativa se fa scorrere le cose nel modo che non ci piace.

In realtà, e lo sappiamo tutti benissimo ma non vogliamo ammetterlo, il destino è semplicemente ciò che avviene, in maniera mai casuale nel senso che in questo frangente non esiste un qualcosa che può essere bene o male, dato che è soltanto.

Heimarmene in greco antico significa appunto destino, fato. In musica è molto raro che si lascino accadere delle cose, che i suoni fluiscano insieme ai rumori, producendo come risultato dei flussi meta musicali, un qualcosa che è oltre la musica come la intendiamo noi, perché in fondo la musica è composta da suoni, e come ci insegna la dodecafonia ci possono anche essere modi dissonanti di fare musica.

Questo disco condiviso fra il fondatore della Kaczynski Editions Ranter’s Bay aka Niet F – n, manipolatore elettronico e cacciatore di radiazioni in ambito field recordings, si incontra con l’improvvisatore galiziano Pablo Orza, già presente sulla raccolta della Kaczynski, Pulsioni Oblique.

In questo disco non appare nessuna epifania salvifica o cose che inducano piacere, è una stimolazione sensoriale attraverso frequenze che non sono mai uguali a loro stesse, un dipanarsi di piani che si intrecciano fra loro, narrazione confuse da velo di Maya che è la nostra vita.

Pulsazioni sghembe di un cuore alveare malato che assume i nostri connotati, un Arconte che non arriva mai al dunque, perché se lo facesse morirebbe all’istante.

Rumore bianco e battiti di strumenti ed apparecchi che erano studiati per scopi molto diversi ci ricordano che il determinismo non può far parte del bagaglio umano, e che ne è la nemesi più grande. Non è un disco del mondo come lo intende la maggior parte della gente, ma è un mondo a sé stante.

In questo disco non appare nessuna epifania salvifica o cose che inducano piacere, è una stimolazione sensoriale attraverso frequenze che non sono mai uguali a loro stesse, un dipanarsi di piani che si intrecciano fra loro, narrazione confuse da velo di Maya che è la nostra vita.

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