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Recensione : Riah – A man and his nature

Riah è un acronimo per Ropes Inside An Hole, un collettivo post metal fra Italia e Svezia. I Riah hanno pubblicato qualche anno fa il loro debutto “Autumnalia” e poi un bellissimo split un altra grande entità del post metal italiano, i Postvorta.

Un loop continuo di emozioni e di post metal e post rock di altissima intensità.

Riah è un acronimo per Ropes Inside An Hole, un collettivo post metal fra Italia e Svezia. I Riah hanno pubblicato qualche anno fa il loro debutto “Autumnalia” e poi un bellissimo split un altra grande entità del post metal italiano, i Postvorta.

Questo nuovo lavoro è un disco che nasce nella pandemia e nel confinamento, una delle esperienze umane più dure e difficili che ci hanno messo a confronto con noi stessi, smuovendo emozioni e tanto altro. “A man and his nature” uscirà a gennaio 2023 in cd per Shove Records ed in vinile per Voice Of The Unheard Records.

Il disco è molto molto intimo, una confessione davanti a noi stessi, ed il post metal venato di post rock dei Riah è il modo migliore per fare introspezione, cercando all’interno di noi stessi e anche al di fuori, tentando di capire la nostra natura, la sua esistenza e i suoi misteri. La musica è molto poetica e al contempo potente e creatrice, fa scorrere immagini ed emozioni all’interno del nostro cervello, grazie anche a continue svolte ritmiche, un arricchimento continuo di melodie e di momenti magici.

Nel panorama musicale non mancano gruppi musicali affini ai Riah, ma la delicata potenza e la capacità di creare magie di questo gruppo ha davvero pochi eguali. La distanza durante la produzione del disco ha cambiato in modo significativo lo stile di composizione, portandolo ad u livello superiore anche rispetto alle già ottime cose precedenti.

Dietro questa musica speciale c’è molto lavoro, e la lontananza ha fatto aumentare il volume della fatica, ma grazie al gruppo e alla adeguatissima produzione di Riccardo Pasini e alla masterizzazione del maestro Magnus Lindberg si è giunti ad un ottimo risultato. Sicuramente rispetto ai lavori precedenti possiamo trovare una maggiore dolcezza, e la comparsa del cantato in tre tracce, e anche ospiti notevoli come il violino di Hernan Paulitti, il sassofono del jazzista William Suvanne, il violoncello di Francesco “Fresco” Cellini , i sintetizzatori di Mohammed Ashfarf e la voce di Daniel Loefgren dei Suffocate For Fuck Sake.

Ognuno di questi ospiti portano un pezzetto della loro arte e contribuiscono a dipingere un quadro impressionista, un inserto onirico che rende sopportabile la realtà, e che ci mostra qualcosa di differente. Ogni canzone è strutturata per crescere lentamente quasi in sitle jazzistico, con intarsi sonori che supportano la linea melodica principale con uno stile unico.

Post rock e post metal fatti in maniera molto originale e che rendono questo disco una panacea a tanti mali, perché durante l’ascolto si cade in un tepore piacevolissimo, in una culla amniotica che elimina ogni dolore parlando del male stesso.

I Riah ci vedono e si vedono come nella bellissima copertina del disco di Domenico Committo, ovvero una forma misteriosa che si guarda intorno interrogandosi sulla sua natura. Un disco di un’altra dimensione per dolcezza, malinconia e struggente bellezza.

 

Riah A man and his nature

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