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Recensione : RIASCOLTIAMOLI: Fabrizio De André ”Anime Salve”

Crediamo di non scontentare nessuno nel momento in cui ci spingiamo ad affermare che ''Anime Salve'' sia da inquadrare come uno di quegli album che dovrebbero essere imposti per legge.

RIASCOLTIAMOLI: Fabrizio De André ''Anime Salve''

Fabrizio De André – ”Anime Salve” 1996

Crediamo di non scontentare nessuno nel momento in cui ci spingiamo ad affermare che ”Anime Salve” sia da inquadrare come uno di quegli album che dovrebbero essere imposti per legge. Chiunque possegga un impianto stereo dovrebbe essere obbligato ad avere in casa una copia di quello che riteniamo essere, non solo uno dei più belli di tutta la discografia di de André, ma della musica italiana tutta. Un disco da ascoltare e riascoltare, senza soluzione di continuità, e da tramandare a tutti coloro che, purtroppo per loro, ancora non lo conoscono.

Siamo alle prese con un album che mostra un autore perfettamente consapevole del proprio potenziale, nel pieno della maturità artistica. Un album che, se fosse stato realizzato in quei paesi dove la musica non viene – giustamente – vista come un riempitivo, un ripiego, un passatempo, avrebbe ancora oggi a distanza di anni, una rilevanza internazionale di primissimo piano.

Sui gusti personali si discute da sempre. Per cui, come tante, anche la proposta di De André può risultare tanto sgradita quanto esaltante, a seconda dei punti di vista. Di certo però c’è il fatto che “Anime Salve” rappresenta uno dei momenti qualitativamente più elevati nella storia della musica italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. E non crediamo che questo sia da ricercare nel fatto che si tratta – purtroppo – dell’ultimo album del cantautore genovese. Non abbiamo mai guardato all’album come al suo epitaffio, al suo ipotetico manifesto per le generazioni a venire. È solo casuale che si tratti del suo ultimo disco, e va visto come tale, decontestualizzato cioè dal fatto che abbia coinciso con la sua dipartita terrena.

Non sappiamo e non ci interessa sapere che cosa avrebbe potuto ancora dare alla musica Fabrizio De André. È questo, un discorso che non ci ha mai appassionato. Preferiamo restare concentrati sulle cose concrete, sulle sue testimonianze. Guardando a lui come a una figura al di fuori degli schemi, non ci stupiremmo poi più di tanto se venissimo a sapere, un giorno, che ardesse in lui il desiderio di lasciare la musica per dedicarsi ad altro, o anche solo per pigrizia o disinteresse verso un mondo in cui – forse – non si riconosceva più.

Se vogliamo fare un discorso che guarda all’intera sua produzione, siamo certi che nessuno potrà aver da ridire, se lo collochiamo al vertice qualitativo del suo viaggio introspettivo. Il punto di arrivo, da un punto di vista stilistico, sonoro, di linguaggio e, non ultimo, culturale. Un album di grandezza indescrivibile, che guarda alla contaminazione come all’unica strada percorribile. Una contaminazione che ovviamente non guarda solo alla musica ma anche all’animo umano, e agli aspetti più strettamente sociali, sempre più indirizzati verso un baratro di negatività e alienazione.

“Anime Salve” è il compimento ultimo di un percorso iniziato una decina di anni prima con l’altrettanto incredibile – e per certi versi spiazzante – ”Creuza de mà”, passato attraverso un altrettanto notevole album, anche se meno celebrato, come ”Le nuvole”, la cui unica sfortuna fu quella di essere schiacciato tra due colossi come i succitati album.

Restando ”dentro” all’album non possiamo non notare come lo scenario che descrive sia quanto di più attuale e di contestuale ai giorni nostri. Ci sono tutte le tematiche amate da De André, come i diseredati, gli emarginati, gli ultimi, ma c’è anche, ed è forte come mai è stata in passato, la voglia di rivalsa, di dignità e di libertà. Ha veramente poco senso fermarsi a raccontare questo o quel brano. Sono tutti sovrapponibili nella loro unicità che sposa un disegno quanto mai omogeneo. Tutti votati a quel mondo multietnico che ancora oggi fa paura e che pensiamo irrealizzabile, non fosse altro per tutto ciò che accade sul pianeta, a ogni latitudine.

”Anime Salve” è sofferenza allo stato puro. È ricerca e voglia di redenzione, è malinconia, ma è anche e soprattutto, uno sguardo privilegiato sulla solitudine, che si sostanzia attraverso gli occhi dei vinti. De André li canta e li celebra con l’idea di poter, tramite loro, arrivare a quella bellezza che continua a sfuggirci, e che secondo alcuni, forse nemmeno esiste.

Una bellezza che noi invece troviamo realizzabile. E che ha le forme e la sostanza di un album come questo.

Fabrizio De André ”Anime Salve”

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