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Recensione : RIASCOLTIAMOLI – JINGO DE LUNCH “PERPETUUM MOBILE”

Quella dei Jingo De Lunch sarà una parabola ascendente rapidissima, che li consacrerà quasi immediatamente tra le realtà più interessanti, per poi vederli sparire in modo quasi improvviso.

RIASCOLTIAMOLI - JINGO DE LUNCH "PERPETUUM MOBILE"

È il 1987 e il mondo musicale sta per essere scosso da un album che traccerà un solco che, ancora oggi, a decenni di distanza, rimane indelebile nella mente di tutti coloro, che quegli anni li hanno vissuti davvero, con il cuore che andava a mille per la miriade di dischi che puntualmente riempivano gli scaffali dei negozi più attenti alle tendenze “alternative” e gli immancabili banchetti delle distro ai concerti negli spazi autogestiti.

Noi, sedicenni di allora, trovammo in quel lontano ’87 un anno realmente fecondo, che ci permise di soddisfare la nostra inarrestabile voglia di antagonismo sonoro. Furono dodici interminabili mesi caratterizzati, tra i tanti, da acquisti del calibro di Descendents, M.D.C. Hard-Ons, Circle Jerks, Dead Kennedys, D.O.A. Hüsker Dü, The Accüsed, G.B.H. Ramones e D.R.I. In quel contesto, oggi forse impossibile da replicare, l’album che più di altri mi travolse, con la sua freschezza fu però “Perpetuum Mobile” dei Jingo De Lunch.

Il quintetto di Kreuzberg arriva al debutto in modo tanto casuale quanto insperato. È la We Bite Records ad intercettarli per prima nei locali di Berlino, permettendo loro di mettere su disco il frutto della loro vitalità, ma soprattutto realizzando l’album che cambierà per sempre la mia attitudine musicale adolescenziale. Sono bastati solo tre mesi per metter su la band, e arrangiare i tredici brani che fanno di “Perpetuum Mobile” un disco devastante, che, nonostante siano passati oltre trent’anni, non ha visto minimamente scemare la sua forza dirompente. Il loro personalissimo hardcore punk finisce per diventare il simbolo di un momento storico che continuo a inquadrare come epocale, sia a livello sonoro che concettuale.

Quella dei Jingo De Lunch sarà una parabola ascendente rapidissima, che li consacrerà quasi immediatamente tra le realtà più interessanti, per poi vederli sparire in modo quasi improvviso. Saranno cinque gli album che il combo tedesco, capitanato dalla carismatica canadese, realizzerà nello spazio di sette anni, in un percorso che li vedrà toccare l’apice creativo proprio con questo primo album, confermarlo con il mini LP seguente “Cursed Earth”, e il secondo “Axe to Grind”.

Ma finendo per lasciarlo scemare, album dopo album, fino alla dipartita. Delle reunion dei primi anni duemila preferisco non parlare, sporcherebbero solo il mio ottimo ricordo, oltre a non aggiungere nulla a un debutto di questo calibro.

Anche se può apparire riduttivo nei confronti della band, rodata e affiatata come poche dal punto di vista dell’impatto emotivo, inevitabilmente la figura carismatica di Yvonne Ducksworth finisce per prendere il sopravvento sul resto.

La sua performance vocale, nei trentacinque tiratissimi minuti di cui si compone l’album, è di un livello per certi versi quasi inarrivabile per la maggior parte dei cantanti hardcore punk di quel periodo. Basta ascoltare i tredici serrati episodi che martellano uno dopo l’altro per capire che una qualsiasi altra voce avrebbe spento l’album, appiattendolo al pari di tanti dischi troppo simili gli uni agli altri usciti in quegli anni. Anche se non impeccabile da un punto di vista strettamente tecnico, Yvonne Ducksworth compensa tutto con un cuore veramente enorme e una forza espressiva intransigente, che le permettono di prendere per mano il resto della band e portarla laddove nessuno di loro si sarebbe mai aspettato soli tre mesi prima.

La vera qualità del disco però è quella di non avere punti di forza, e di conseguenza punti deboli, ma di suonare assolutamente tutto allo stesso (altissimo) livello. I brani si susseguono, come detto, senza sosta, consentendoci di arrivare alla fne senza quasi rendercene conto, ma non solo, già dal secondo ascolto vi accorgerete non soltanto di riconoscere i brani, ma di essere in grado di canticchiarli.

La versione originaria dell’album è praticamente introvabile, ma per (vostra) fortuna ci ha pensato la Radiation Records, a ristamparlo in un’ottima veste in vinile 12″ colorato.

JINGO DE LUNCH “PERPETUUM MOBILE”

lato A

Lies

Utopia

Peace Of Mind

Jingo

Illusions

Perpetuum Mobile

lato B

Fate

Scratchings

Scarecrow

What You See

Thirteen

Discografia

1987 – Perpetuum Mobile

1989 – Axe to Grind

1990 – Underdog

1991 – B.Y.E.

1994 – Deja Voodoo

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