A Gianmarco, senza di te ascoltare i Cypress Hill non è la stessa cosa.
“Black sunday” è stato il secondo disco del gruppo hip hop americano Cypress Hill, pubblicato il 20 luglio del 1993 da Ruffhouse e Columbia Records. Grande successo commerciale, “Black sunday” è un gigante dell’hip-hop, un monolite che diverte ancora a trent’anni esatti di distanza.
Dentro a questo disco ci sono tantissime cose, uno spirito hip-hop che prende le mosse dai classici e da incredibili basi funky che qui sono inacidite e oscurate, come se un sole neo fosse sorto all’improvviso e la lugubre copertina rende benissimo l’idea di cosa ci sia dentro al disco.
Questo lavoro entrò nella Top Ten di Billboard Us 200 quando al suo interno era ancora presente il primo disco del gruppo, tanto per rendere idea di cosa fu questo lavoro in un mercato discografico ancora molto florido e legato alle uscite fisiche. Qui l’hip-hop diventa qualcosa di tenebroso e legato a doppio filo ad un uso intensivo e pesante della cannabis sativa, infatti non si può comprendere se i Cypress Hill fumano o se è la cannabis che fuma i Cypress Hill, tanto sono vinci e compenetrati. A tale proposito *il libretto del cd riportava diciannove fatti interessanti sulla cannabis e le sue proprietà.
Non fatelo leggere a chi vuol proibire pure la cannabis non illegale, ma anzi non fategli sentire questo disco che è tutto un inno alla droga. In questa bellissima oscurità c’è un hip-hop incredibile, questi tre mcs hanno un flow con un’andatura unica e questo è forse il punto più peculiare del gruppo. Nessuno rappa come loro, le loro voci sono molto particolari e sono miscelate benissimo assieme, e le basi di Dj Muggs, uno dei migliori produttori hip-hop della storia, sono uniche.
E proprio sulle strumentali bisognerebbe scrivere un libro, hanno tutte un gusto antico, con un perenne fruscio vinilico che ci sta benissimo e sono incredibili, partono dal funky per generare un qualcosa che il gruppo ha poi ripetuto, ma forse mai al livello di “Black sunday”. A parte la grande hit “Insane in the brain” che ha forse i campionamenti più azzeccati della storia dell’hip.hop ( ovvero “Life” di Sly and The Family Stone, “All over the world” degli Youngbloods e “get out of my life, woman” di George Semper) e che ha spalancato mondi che sembravano preclusi all’hip-hop degli anni novanta, tutte le tracce sono potenziali singoli, non c’è un momento di noia, un dieci secondi sbagliati, o qualche minuto in cui non muovi la testa o ti muovi proprio tutto.
Prendiamo per esempio un pezzo come “Break’em off”, con una base di piano e batteria che è quasi una salsa cubana, sempre fortissimo nei Cypress Hill le referenze cubane ed in genere latinoamericane viste le loro amate provenienze, che diventa un beat gigante, con bassi che pompano in testa e le voci che sembrano ovunque.
Ci sono poi veri e propri salmi alla cannabis come “Hits from the bong” e ” Legalize it”, oscuri riti di violenza come “Lick a shot” e “Cock the hammer” che mostrano il lato oscuro del pianeta Cypress Hill, oscurità che venga consacrata definitivamente nel successivo disco “III(Temples of boom)” disco davvero anti commerciale di hip-hop purissimo, con basi ancora più oscure e conturbati a rispetto di “Black sunday” che è un capolavoro dell’hip-hop, con il suo gusto unico che lo rende meraviglioso ancora dopo trent’anni, e al suo interno c’è ancora tantissimo da scoprire. Certamente si sente in maniera molto diversa se si consuma thc quando lo si sente, perché in tale caso la collina del cipresso vi riserverà molte sorprese.
Funky freakers.