A distanza di nemmeno un anno Jamie Saft e Joe Morris tornano a suonare insieme, accompagnati, questa volta, da un numero più ampio di musicisti (con loro Mary Halvorson, Chris Lightcap e Gerald Cleaver). Il disco che ne è venuto fuori, suddiviso in tre ampi brani improvvisati, si chiama Plymouth, esce, ancora una volta, per Rare Noise Records e si muove su improvvisazioni jazz che strizzano l’occhio alla psichedelia.
Le calde e spaziali atmosfere d’organo di Manomet, durante i venti minuti di durata del brano, si intrecciano ai differenti piano sonori generati dagli altri strumenti, dando vita a una trama complessa (e spesso dissonante) che stenta a mostrare l’unica via d’uscita possibile, mentre Plimouth, più contenuta nel minutaggio, contrappone un’anima timida e misurata ad una ben più estroversa, vigorosa ed esplosiva. Standish, infine, raggiungendo i ventotto minuti, presenta un ampio e dilatato muoversi tra momenti più pacati ed intimi ad altri più sudati, allucinati e complessi.
Le tre composizioni della superformazione, seppur interessanti, si dimostrano essere un qualcosa di piuttosto complesso e di non immediata metabolizzazione. Tenendo conto che solamente dopo svariati ascolti si riesce ad entrare nel meccanismo giusto per dare forma al complesso intreccio strumentale, sicuramente l’ascoltatore medio rinuncerà prima del tempo. Un disco per soli appassionati.
Tracklist:
01. Manomet
02. Plimouth
03. Standish
Line-up:
Jamie Saft
Joe Morris
Mary Halvorson
Chris Lightcap
Gerald Cleaver
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