Inutile ribadire ovvietà ataviche o dilemmi insolvibili come quello se sia nato prima l’uovo o la gallina. Inutile davvero, non foss’anche per quella sensazione bizzarra di non conoscere in effetti mai qualcuno fino in fondo. O come quelle volte in cui ti rendi conto che la trascurabile compagna di merende, si proprio quella a cui hai spesso scroccato le ricerche di scienze o le traduzioni dello spinoso Virgilio, non era poi così trascurabile se orpellata come opportunamente si aggrada ad una notevole avvenenza.
Certo non ci fermeremo mica a quel nevo sconveniente laddove un paio di marmoree gambe carpirà la nostra attenzione e non sarà marginale il nostro appunto nel vedere quei fianchi troppo spesso celati dietro imparziali fuseaux. Insomma non cedo a sterili entusiasmi, non credo di averne bisogno, ma trovo assolutamente confortevole questo Manuale d’uso per giovani inesperti dei siciliani Sans Papier modellato com’è su stratificazioni punk di un certo cantautorato illustre con inserti canterecci pop ed un indubbio gusto per i rituali totemici che la successione di taluni accordi ancora evoca. Le origini c’entrano e non poco, vedasi all’uopo la lezione del maestro Battiato (In Volo), ma con lo sturm und drang dell’ormai lanciatissimo alternative rock italiano. Quadrato, energico, distinguibile. Tutte le caratteristiche della “roba bbona” nostrana concentrate in liriche efficaci e derivazioni azzeccate.
Un cantato (di lei) che enfaticamente amplifica i monocorde (di lui) in un panegirico voltaico che potrebbe ascriversi sul fronte dell’intensità delle liriche e sulla costruzione delle ritmiche a band paradigmatiche come il Teatro degli Orrori (Il sipario magico del se, Vodka con ghiaccio, Pelle di Pollo) o ancora ai Ministri (Precariamente Alice, Appunti di un potenziale omicida), ora caustici e riflessivi ancora giocosi e freakettoni, ma mai deficitari di alcunchè, anzi tutt’altro.
Gli arrangiamenti sono di prim’ordine ed il lavoro dietro il banco della Ludnica Rec. di Ottavio Leo (qui alle prese anche con synth e suonini) ha lo stesso effetto delle orchestrazioni magniloquenti spesso associate a ben altro mainstream. Licenziato copyleft dalla Imago Sound, che centra nuovamente l’obiettivo delle cose ben fatte, questo disco è un pugno in faccia. Suoni vintage, melodie convincenti ed un procace decolté tutto da vedere….toccare, baciare, adulare! Solo dopo aver letto e compreso il manuale, ovviamente.
In playlist, decisamente.