Anno domini 1988, il rock italiano conosce uno dei suoi periodi più fecondi, siamo in piena esplosione eighties colours, ed è un proliferare di band e di dischi notevolissimo.
I senigalliesi Screaming Floor hanno il colpo in canna, è il momento del loro terzo album, il gruppo è perfettamente rodato, i pezzi sono pronti e ispirati e per questi “eroi minori” di un momento storico così topico sembra davvero giunto il momento della definitiva consacrazione.
Ma accade qualcosa di imprevisto, il disco resta nei cassetti della Toast Records, il gruppo poco dopo si scioglie e questo piccolo gioiello non vedrà più la luce. A trentasei anni di distanza però Long After The Golden Age ottiene finalmente la sua meritata ribalta grazie a questa quanto mai opportuna ristampa in vinile limitata a 250 copie.
Ed è una ribalta assolutamente meritata vista la qualità dei pezzi in essa contenuti. Ma andiamoli ad analizzare questi brani cominciando ovviamente dal lato A che si apre con l’andamento pop bucolico di Contest a cui fanno seguito due pezzi molto british, vale a dire la bellissima Dolphin Girl che rievoca gli Housemartins e The Lightened House che ricorda invece gli Smiths, la facciata sì chiude con la malinconia agrodolce di Bridge of Ashes. Sul lato B i pezzi top stanno in testa con l’incalzante In The Magic Square ed in coda con quel gioiellino psychedelico che è Amber Road, in mezzo si fanno notare la cavalcata psych in stile Dream Syndicate di Chemistry ed i repentini cambi di ritmo di White Light anch’essa ascrivibile all’alveo della canzoni che ricordano Morrisey e compagni.
Riscoprire dischi come questi, sia pur a così grande distanza da quella che doveva essere la loro pubblicazione, è davvero un piacere ed un privilegio e fa rivivere a chi, come me, in quegli anni si formava musicalmente magnifiche sensazioni mai sopite.