Un tasso di astensionismo elettorale che cresce sempre più, ha fatto iniziare dibattiti sul motivo di questo fenomeno, c’è chi la chiama rassegnazione, chi sottomissione, in realtà si tratta di consapevolezza.
La consapevolezza di vedere una classe politica disinteressata a perorare qualsivoglia causa, tranne forse quella del loro personale interesse; tutte le volte che c’è da prendere consensi, ci s’inventa qualunque cosa, si sa il fine giustifica i mezzi, ma il fine della politica non era qualcosa d’altro? Non andiamo a parlare di idealismo a chi sta a decidere in un palazzo le nostre sorti probabilmente per lui è una parola sconosciuta o non va di pari passo con la parola opportunismo, che lui ben conosce e della quale ha fatto una ragione di vita; la realtà dei fatti è ben diversa: la gente si è sentita dire per anni che verrà fatto qualcosa per loro, epoche inondate da promesse, progetti, propositi per altro mai mantenuti, e sotto gli occhi un paese, un mondo che cade a pezzi e loro che nel frattempo hanno cambiato nomi, partiti, simboli sono sempre lì a dirci quello che dobbiamo fare, a dirci che dovremo fare dei sacrifici per tirare avanti; ancora? Come se fossimo stati noi a combinare tutto questo casino.
Cominciate un po’ voi a tassarvi a togliervi dalle tasche tutto quello che ci avete preso, provate a sopravvivere come uno qualsiasi di noi: uno stipendio da fame, tasse, trattenute, bollette, in più tutte quelle cazzate, di cui ci avete fatti convincere dalla tv o che altro, delle quali avremo bisogno. E qui si ritorna alla consapevolezza di cui sopra: la consapevolezza che così non si va avanti; perché perdere tempo per mettere una croce su di un pezzo di carta, quando si sa benissimo come si andrà a finire, non cambierà un cazzo, o se cambierà, sarà in peggio; questo non è qualunquismo o demagogia, quella la lasciamo volentieri a voi, ce ne avete fatta sentire tanta, che sicuramente saprete come usarla; questo è realismo.
Ma allora chi non ne vuole sapere di tutto ciò dov’è? Semplice, ha deciso di far sentire la propria voce scendendo in piazza; contro chi? Contro le multinazionali, la globalizzazione, i padroni del mondo, le biotecnologie e qualt’altro; di tutto questo scenario è l’unica cosa consolante, correlata al fatto che andare a votare è un gesto passivo, manifestare concretamente il proprio dissenso, no!