Trovarsi a vivere una vita non significa capirla, avere le risposte significa essere all’inizio del viaggio, o non avere nemmeno la consapevolezza di dover andare oltre il sentiero.
Sentire e soffrire, quello c’è sempre, sicurezza di ogni giorno. In fondo siamo sempre alla ricerca di qualcosa per alleviare il dolore, o forse per anestetizzare anche solo per qualche momento la nostra sensibilità, completamente animalesca.
Poche opere possono farci sentire meglio, allineati con il cosmo e con altre entità, e “My blurry life “ dei Silent Carnival è una di queste.
Il gruppo italiano capitanato da Marco Giambrone che esce per Toten Schwan canta, come dice nel titolo, di una vita che è una macchia, un liquido che cade in maniera asimmetrica, un risultato del caos che si espande senza senso, senza algoritmo e senza salvezza. La musica dle gruppo è uno slowcore di alta qualità con molte sperimentazioni sonore, che si pone come musica antica nel senso di lentezza e di profondità, non ci sono melodie facili ma solo bellissime lacrime che scendono dagli strumenti.
La lentezza è un elemento fondamentale, una ricerca lunga e bellissima del suono, di quel suono freddo che scalda senza esplodere, quella carezza che si fa ultima ed irripetibile, quelle coltellate che ci lacerano ogni cazzo di giorno.
Il sangue è caldo ed esce lentamente richiamato dal canto di Marco e di Caterina, con uno stile morfinico e bellissimo, che come un liquido ti entra dentro e non ti lascia più. Un disco senza epoca, un piacere per le orecchie e per il cervello, minimale con mille suoni rarefatti, un’amore per il suono lento e per la sostanza, insomma un gioiello assai raro.