I lodigiani Sintonia Distorta sono attivi già da circa un ventennio, ma Frammenti D’Incanto è il loro primo album nel quale quattro brani già compresi nel mini cd “Anthemyiees”, del 2011, vengono affiancati da altre sei tracce inedite.
I nostri, nel corso della loro lunga storia, nata come spesso accade con le sembianze di cover band dei più noti gruppi rock e metal italiani ed internazionali, sono approdati nel nuovo secolo ad una forma di hard/rock progressivo che cerca di fondere in egual misura la tradizione nobile degli anni settanta con le pulsioni melodiche che fecero la fortuna, per esempio, di un gruppo come i Timoria.
Il risultato finale si rivela decisamente valido, anche se ogni tanto viene incrinato da qualche passaggio meno convincente: il quartetto lombardo esibisce con sufficiente disinvoltura momenti di grande efficacia e destinati ad imprimersi agevolmente nella memoria ma, talvolta, la ricerca della melodia vincente porta il sound verso soluzioni gradevoli sul momento, quanto prive della necessaria profondità per risultare incisive sul medio-lungo termine.
Infatti, un brano come Menta e Fragole, musicalmente e liricamente, innalza pericolosamente il tasso glicemico di un album che, invece, è davvero ricco di spunti eccellenti e meno scontati che si estrinsecano in brani splendidi quali Anthemyiees, Il Cantastorie, Il Canto Della Fenice e Pioggia Di Vetro.
Proprio i primi due brani, posti in apertura dell’album, fanno presagire un andamento di Frammenti D’Incanto che non sempre viene mantenuto: qui la componente progressive è ben presente, sotto forma di tastiere e suoni dal gusto tipicamente settantiano, e con quei cambi di tempo che poi, in diverse occasioni, verranno parzialmente rilevati da una costruzione più lineare (Menta e Fragole, No Need A Show, I Ponti Di Budapest).
I Sintonia Distorta sono una band esperta ed il tempo trascorso calcando palchi non è passato invano; mi soffermerei però sulla prestazione vocale di Simone Pesatori, sia per complimentarmi con lui per l’espressività e la versatilità messe in mostra, ma anche per tirargli benevolmente le orecchie per le difficoltà incontrate talvolta nel recepire correttamente i testi.
Detto ciò, proprio l’evidenziare qualche difetto denota da parte mia il sincero apprezzamento per l’operato della band lodigiana, portandomi a pretendere ancora di più da chi ritengo in possesso di un potenziale superiore.
E, in fondo, se ho passato diverse giornate senza togliermi dalla testa il refrain di I Ponti Di Budapest, significa che l‘obiettivo di fissare nella memoria dell’ascoltatore la loro musica, i Sintonia Distorta l’hanno sicuramente raggiunto.
Tracklist:
1 Anthemyiees (L’isola Nel Buio)
2 Il Cantastorie
3 Menta E Fragole
4 Il Suono Dei Falsi Dei
5 Il Canto Della Fenice
6 No Need A Show
7 Pioggia di Vetro
8 I Ponti di Budapest
9 Clochard
10 Il Vento Dei Pensieri
Line-up:
Simone Pesatori – Voce
Massimo Salani – Chitarra
Giampiero Manenti – Tastiere
Fabio Tavazzi – Basso
Walter Prazzoli – Batteria