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Recensione : Skull Crusher – Messiah

Messiah Skull Crusher: Sicuramente non una delle band più prolifiche attualmente in circolazione. Nati nel lontano 1991, il quintetto austriaco ha al suo attivo unicamente tre demo, due full-lenght (l’uscita dell’ultimo “Tormented”, coincise con il loro provvisorio scioglimento) un singolo del 2018, ed infine questo mini-lp, “Messiah”.

skull crasher

Sicuramente non una delle band più prolifiche attualmente in circolazione. Nati nel lontano 1991, il quintetto austriaco ha al suo attivo unicamente tre demo, due full-lenght (l’uscita dell’ultimo “Tormented”, coincise con il loro provvisorio scioglimento) un singolo del 2018, ed infine questo mini-lp, “Messiah”.

Se pensiamo che sono passati ben 20 anni dalla loro ultima uscita ufficiale, forse qualche dubbio sul fatto che questa non sia la loro attività principale ci viene…e può risultare anche abbastanza deludente il fatto che dopo così tanto tempo, tra una produzione e l’altra, i Nostri escano con appena un mini-lp.

Peccato perché, ascoltare questo ultimo lavoro, dipanato su quattro tracce (per una durata di 17 minuti scarsi) veniamo proiettati alla velocità della luce in quello che, i fan più attenti, potrebbero definire il puro Florida Death Metal Sound. Sì perché, se non sapessimo che i Nostri arrivano dalla Styria (Austria), potremmo benissimo credere che “Messiah” sia un nuovo prodotto dei Massacre di Kam Lee, o un ritorno al passato dei Morbid Angel.

Un Death Metal pulito, veloce sì, ma le cui accelerazioni non sono mai lasciate al caso; una struttura potente e una tecnica sapiente rendono questi 4 brani, grazie anche ad una produzione di altissimo livello (nonostante la sconosciuta TriCircle Records, pare sia al debutto come label), uno dei migliori prodotti del genere, da inizio anno. Scale Death e Blast Beat si alternano duettando alla perfezione; armonico è pure il passaggio a mid-tempos Thrash, in chiaro stile Bay Area. Ottimo lavoro (e fondamentale per il genere in questione) di Wolfgang Rathgeb (già alle pelli nel progetto Hard Rock, Force), che ricorda spesso il miglior Pete Sandoval (Morbid Angel) per tecnica, e Steve Asheim (Deicide) per violenza. Completano la formazione Andreas Ibitz alla voce (praticamente un clone di Frank Mullen dei Suffocation di “Effigy Of The Forgotten”), Christian Bukovac (lead guitar, bravino, ma non di certo Trey Azagthoth), Thomas Stock alla seconda chitarra, e Matthias Fibrich al basso (già membro dei bravissimi Melodic Death, Ashes Of Moon).

In definitiva, siamo difronte ad un ottimo prodotto, pulito, realizzato con chirurgica attenzione ai minimi dettagli, quasi perfetto (e per questo forse un po’ “plasticoso”), che ci porta a domandarci: “ma perché solo un mini album?”.

In attesa di nuove produzioni (altri vent’anni?) però, godiamoci questi 4 brani, che di nuovo non avranno nulla, ma possono far passare comunque una piacevole quindicina di minuti ai fan del genere…altrimenti, prendete il piatto, la puntina… e mettete su “Altars Of Madness”.

1. Vaporize,
2. Disgrace,
3. Messiah,
4. Prelude to Nil

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