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Recensione : Slayer – Repentless

Non sarà il miglior lavoro del gruppo statunitense, ma sicuramente un ritorno convincente questo Repentless, album meritevole dell'attenzione dei vecchi fans della band e ascolto obbligato per chi si avvicina al metal estremo, partendo dalla sua storia e da chi ha scritto i suoi primi paragrafi.

Sono al cospetto dell’ultimo album (il dodicesimo con “Undisputed Attitude”, album di cover del 1996) di una delle band più influenti della storia del metal, uscita che ha le fattezze dell’evento, per tutto il mondo metallico, alla pari con l’ultimo Iron Maiden, colmo di aspettativa per i fans, non fosse altro per essere il primo disco dopo la dipartita di Jeff Hanneman, scomparso a maggio del 2013 dopo una grave malattia.

Le novità per la band di Tom Araya e Kerry King non si fermano qui e, oltre all’ingaggio di Gary Holt alla sei corde che fu dello storico chitarrista, registriamo il rientro di Paul Bostaph dietro al drumkit (compagno di Holt in casa Exodus), dopo l’ennesima separazione da Dave Lombardo e il cambio al mixer con lo storico Rick Rubin rimpiazzato dall’altrettanto famoso e bravissimo Terry Date (Pantera, Overkill, Deftones e Soundgarden, tanto per fare dei nomi).
Accompagnato da un artwork provocatorio a sfondo religioso, Repentless delude chi si aspettava un gruppo imbolsito e vivacchiante sullo storico passato, l’album è l’ennesima mazzata estrema senza compromessi, anzi i brani racchiudono in sé una freschezza ed un entusiasmo di cui, i nuovi innesti sono sicuramente artefici:
Bostaph all’ennesimo arruolamento, dimostra di non essere da meno del suo alter ego Lombardo e Holt, inserito alla perfezione nell’economia del gruppo non può che essere il perfetto sostituto dello storico axeman.
Araya sbraita, urla da animale qual’è senza aver perso una briciola della sua furia distruttrice, mentre KK, maggior responsabile dei brani di Repentless è sicuramente l’anima di questo lavoro e dei “nuovi” Slayer.
Un nome così altisonante, responsabile di aver influenzato almeno i tre quarti dei gruppi estremi esistenti e non solo sul fronte del thrash metal, ad ogni uscita fa parlare, tanto fans e addetti ai lavori, ma questa volta credo che tutti saranno d’accordo nell’affermare che il ritorno sulle scene dopo la scomparsa di Hanneman, non poteva avvenire nel modo migliore, tanta è la furia che gli Slayer hanno messo i questa raccolta di brani dal tiro micidiale, suonati alla grande da un gruppo compatto e devastante che in tutti questi anni non ha perso un’oncia in impatto ed attitudine.
Dopo Delusions of Saviour sorta di intro al disco, la title track e Take Control ci investono in tutta la loro violenza, Araya sfoga i suoi istinti nel povero microfono e Bostaph erge un muro di terremotante drumming, puro Slayer Style, con le due asce che sanguinano riff dalle corde come arterie tranciate.
La Belva si è liberata, le songs si susseguono tra ritmiche indiavolate, rabbiose urla da animale ferito e sconvolgenti alternanze tra le chitarre di KK e Holt che eruttano in un vulcanico avvicendarsi ai solos, entrambe perfette ed assolutamente travolgenti.
Cast the First Stone, Chasing Death, Piano Wire (scritta da Hanneman e sorta di testamento del biondo chitarrista) e l’epocale You Against You sono telluriche prove di forza da di questi terribili vecchietti che non ne vogliono sapere di mostrare la corda, ma stritolano, massacrano, picchiano senza pietà, mostrando al mondo metallico che loro ci sono, più cattivi ed in forma che mai.
Non sarà il miglior lavoro del gruppo statunitense, ma sicuramente un ritorno convincente questo Repentless , album meritevole dell’attenzione dei vecchi fans della band e ascolto obbligato per chi si avvicina al metal estremo, partendo dalla sua storia e da chi ha scritto i suoi primi paragrafi.

Tracklist:
1. Delusions of Saviour
2. Repentless
3. Take Control
4. Vices
5. Cast the First Stone
6. When the Stillness Comes
7. Chasing Death
8. Implode
9. Piano Wire
10. Atrocity Vendor
11. You Against You
12. Pride in Prejudice

Line-up:
Tom Araya- Vocals Bass
Kerry King- Guitars
Gary Holt- Guitars
Paul Bostaph- Drums

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