Ho appena finito di leggere il libro “Hunger makes me a modern girl” di Carrie Brownstein (chitarrista delle Sleater Kinney e protagonista della serie tv, Portlandia), quando vengo a sapere dell’uscita di questo disco dal vivo. Il libro è una sorta di autobiografia formativa di una ragazza che diventa donna attraverso l’esser parte delle Sleater Kinney, con vari passaggi “formativi” sino allo scioglimento del 2005.
Il suo racconto ti porta dentro alla dimensione di una band, come succede in molte biografie a tema musicale. Sali sul loro furgone, sei lì in un angolo della sala prove o sul palco e di fatto sei all’ascolto di una persona e di quello che le sta attorno.
Questo album dal vivo si abbina perfettamente alla lettura del libro (uscito nel 2015 nella sola edizione inglese). I brani in scaletta non sono altro che il racconto generazionale di chi, dalla propria cameretta è uscita fuori scoprendo che il sogno americano non era altro che un incubo (parliamo della prima parte degli anni 90) e che per riuscire a stare in piedi era necessario fare gruppo, in questo, la musica è stata la prima cosa a cui attaccarsi con forza. Nella loro discografia, documentare la dimensione di un loro concerto era necessario, essendo la rappresentazione più fedele dell’architettura delle loro canzoni che gira attorno ad un dialogo intenso di fraseggi tra le chitarre e le voci, sostenute da una ritmica che da sia il senso di coralità che di complicità.
Live from Paris esce oggi, dando un segnale di continuità, dal loro rientro alle attività del 2014 ed è stato registrato nelle date di presentazione di No Cities To Love; non aggiunge brani nuovi in scaletta, documenta espressamente quanto sia stato significativo il loro percorso sinora (I Wanna Be Your Joey Ramone, Start Together, Dig Me Out, Jumpers, Oh, Modern Girl) mettendolo in parallelo al nuovo corso (Price Tag, A New Wave, No Cities To Love, Surface Envy) che è più essenziale, calzante con l’esibizione dal vivo.
Una risposta
Quelle magnifiche scoperte che ti cambiano la giornata, a Parigi!