“E anche questo 2020… se lo semo levati dalle palle“, parafrasando una storica battuta detta da un compianto attore in uno dei primi “cinepanettoni” natalizi. Bentornati discepoli/e, decimo e ultimo appuntamento dell’anno con “Songs The Web Taught Us” e il Reverendo è in fermento per celebrare il Natale a modo suo: pagano e orgiastico, e vuole che anche voi (in)fedeli partecipiate all’evento. Per l’occasione, non vi saranno dispensati oroincensoemirra dai re magi, ma sarà regalato ai vostri padiglioni auricolari l’ascolto di quattro band con le quali andremo a chiudere questo duemilaventi a dir poco problematico, tra mille incertezze, con la speranza che il 2021 sia meno merdoso.
Il primo dono proviene, chevvelodicoafare, ancora una volta dall’Australia. Sono i STIFF RICHARDS, giovane quintetto di Melbourne, munito di ben due chitarre (Arron Mawson e Tim Garrard) supportate da una sezione ritmica essenziale e concreta (Raf Heale al basso, Lochie Cavigan alla batteria) il tutto a innaffiare le grintose vocals del frontman Wolfgang Buckley. La band ha pubblicato, nel mese di ottobre, il suo terzo LP, intitolato “State Of Mind“, uscito in patria su Legless Records (e distribuito da Drunken Sailor Records in Europa) e sciorina un rock ‘n’ roll “garagizzato” quadrato e compatto che impregna le 9 tracce dell’album, tutte entro i 3 minuti di durata, nelle quali si avverte forte l’influenza, nel cantato e nelle torrenziali cavalcate punkeggianti, del proto-punk del Detroit sound e, di rimando, dei loro conterranei Radio Birdman (“Talk”, “Going Numb”, “Kids Out On The Grass”) e Saints (nell’infuocata opening track, “Point Of You”) con una spruzzata di Joy Division anfetaminizzati a ispirare le linee di basso (soprattutto nei brani “Glass” e “Fill In The Blanks”). E “State Of Mind” è uno di quei dischi che, una volta arrivato alla fine, non si fa pregare ed è ben lieto di ricominciare dalla prima traccia e risuonare ancora, perché ne vorrete sempre di più.
Dalla terra dei canguri passiamo alla California, precisamente a Los Angeles, dove troviamo una scatenata (quasi) all girl band, le FLYTRAPS, tre ragazzacce (Kristen Cooper voce e basso, Beth Boyd e Chloe Z.Young alle chitarre) supportate dal batterista Fabian Ruiz. La band è autrice di un punk rock abbastanza debitore di Runaways/Joan Jett e Ramones come attitudine e influenze (come anche echi psychobilly crampsiani e richiami ai contemporanei e più noti Amyl and the Sniffers) formatesi a Orange County nel 2010, e che con tenacia e high energy shows si sono imposte come una delle realtà più interessanti della scena garage rock della West Coast. Dopo un debutto, “She-Freak” nel 2013 (e una compilation) in formato cassette tape, alcuni Ep e singoli, nel mese di marzo 2020 sono finalmente riuscite a pubblicare quello che, di fatto, è il loro vero e proprio primo album, “Wild Card“, uscito per la oggi defunta Burger Records, e composto da 12 pezzi, tutti compresi tra i 2 e i 3 minuti, la durata ideale per esprimere le loro influenze succitate e shakerate in un wall of sound chitarristico d’impatto. Da tenere d’occhio.
E ora cambiamo nuovamente continente e ci spostiamo in Giappone, altro suolo fertile per le nostre sonorità preferite, dove garage rock, instrumental surf, lo-fi, neobeat, neopsichedelia e punk godono di ottima salute, in una scena variopinta e bizzarra, come solo i giapponesi sanno essere. A questo giro trattiamo ben due band di stanza nella capitale Tokyo. La prima si chiama THE FADEAWAYS, un trio esuberante (Yusuke Toyoshima alias “Toyozo” al basso e voce, “Ozzy” alla batteria e “Assman” alla chitarra e backing vocals) fautore di un garage punk scatenato, tanto su disco quanto dal vivo, offrendo concerti molto adrenalici. La band ha partecipato anche alla compilation “Kaminari: Nineteen Japanese Garage Monsters” della Groovie Records. Noi invece vi facciamo ascoltare il loro ultimo studio album (escludendo il disco “Transworld 60’s Punk Nuggets” del 2018, composto di sole cover) risalente al 2016, intitolato “Teenage Hitsville!!” pubblicato da Soundflat Records, 12 brani all’insegna di un garage punk dal sound trascinante e urticante al punto giusto.
Il secondo gruppo nipponico è (questa volta sì) una all female band, sono THE LET’S GO’S, un power trio (“Mariko Mariko” batteria e voce, “Coco” alla chitarra e voce, mentre al basso e voce c’è “Sakura”, che nientepopòdimeno è la figlia di Guitar Wolf) nato nel 2006, che è capace di sprigionare, soprattutto in sede live, un sound incendiario e divertente, all’insegna di una irresistibile miscela di melodie bubblegum fritte in uno sfrigolante (garage) punk, cantato in lingua madre, ma candidamente ispirato da New York Dolls, Ramones e Runaways.
Come sempre, cari fratelli e sorelle, prendete e ascoltatene tutti, spargete il verbo e acquistate anche, se potete. Fuzzamen!