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Recensione : SONGS THE WEB TAUGHT US VOL. 16

SONGS THE WEB TAUGHT US VOL. 16: GNOME, BEBALONCAR, BOWINDO e PROTOS.

Bentornata, gentaglia di poca fede, eccoci con un nuovo appuntamento (primo di questo nuovo anno) con “Songs The Web Taught Us“. Perdonate la lunga assenza, ma il vostro Reverendo è stato parecchio indaffarato, tra il vegliare sulla salute del nostro Pap’occhio (santo subito!!! Ah no, aspettate… quello era l’altro, il terzultimo, l’amichetto polacco di Pinochet) e il consueto tour mondiale di rosari e sermoni gospel in supporto alla musica del nostro vescovo e le sue suore groupies. Per fortuna sta per avvicinarsi la Pasqua di resur(e)rezione del nostro principale e allora, tra ulivi e colombe, nelle uova troverete, come sorpresa, un’infornata di musica “altra” da ascoltare.

Cominciamo con i PROTOS, giovane trio olandese di stanza nella capitale Amsterdam e fautore di un garage punk dall’indole ramonesiana (non a caso i treDaan alla voce e chitarra, Guus alla chitarra e Sid alla batteria – si sono ribattezzati col fake cognome “Proto“, alla stregua dei quattro finti fratelli portoricani Ramone) che si traduce in brani lo-fi rumorosi e di breve durata, prova ne sia il loro Lp d’esordio “Drain in my brain” (uscito sulle label Gips Records e No Front Teeth Records) dalle sonorità selvagge che, oltre a omaggiare i Fast Four (crediamo volutamente) nel titolo, aggiunge anche molto marciume Killed By Death corretto Reatards. Bassa fedeltà che può friggervi il cervello.

Torniamo in Italia, precisamente in Emilia Romagna, regione che ha forgiato un altro trio, i BOWINDO da Bologna, nato “tra la Bolognina e la Cirenaica” (come si legge dai loro profili social) dalla mente creativa di Bruno Fiorini (aka Brian Littleflowers, chitarra e voce) coadiuvato da “Jack Cantina” (al basso) e “Fede Bendi” (alla batteria e synth). A livello sonico, i nostri si divertono a mischiare il southern folk col post-punk, senza dimenticare le sue radici a ben salde nel rock ‘n’ roll, in una formula da loro rinominata “post-punk gotico tropicale“. Qualche mese fa hanno pubblicato il loro primo materiale, un demo Ep intitolato “Once Born, You Begin To Die“, contenente quattro brani cerebrali e, al contempo, energici. Questi regaz vanno tenuti d’occhio.

Bowindo (Demo) - Once Born, You Begin To Die

Sempre dal capoluogo emiliano arrivano anche i BEBALONCAR, creatura fondata dal frontman e chitarrista (nonché principale songwriter del combo) “Scanna“, scafato musicista, innamorato dei Sixties, che da alcuni anni ha avviato questo progetto che combina elementi sonori shoegaze, psichedelia, dream pop e post-punk con l’utilizzo di strumenti inconsueti per il rock ‘n’ roll (come viole, violoncelli, arpe e flauto traverso) in una formula piuttosto ricercata e originale. Il gruppo (che vede Scanna coadiuvato da Iris Martyr alla chitarra e backing vocals, Fab al basso e la partecipazione di Carlo Altobelli alle percussioni, drum machine e synth) ha finora pubblicato due Lp – ed è in preparazione un terzo – di cui proponiamo l’ascolto dell’ultimo in ordine di tempo, “Diary of a lost girl” – uscito su Rubber Soul Records – un lavoro atmosferico oscuro drogato da fragranze wave lisergiche alla Velvet Underground/Jesus and Mary Chain/Galaxie 500/Spacemen 3. Immaginatevi i Cure e i Bauhaus che si coalizzano per fare a cazzotti coi Loop e i Telescopes in qualche vicolo buio e malfamato di New York, tra spacciatori e sex workers, e otterrete il sound dei nostri. Dark folk intrippato con l’ago di “ero” in vena.

End Of The Day

Dall’Italia attraversiamo l’oceano Atlantico e atterriamo negli States, nell’Ohio, dove è di stanza un nuovo “supergruppo” egg punk chiamato JOCKS (e composto da membri di Brain Damage, Pal, Big Fat Head & Hydrone) che da poco ha rilasciato un Ep di sette brani, intitolato “Speedbuster” – uscito come split release tra Clean Demon Records e Painters Tapes – in cui il quartetto (“Nate” alla voce, “Brian” al synth, “Mario” al basso e “Chris” alla batteria) dà sfogo, in meno di un quarto d’ora, alle proprie pulsioni synth-punk debitrici di DEVO e Screamers. When something’s going wrong… you must synth it!

JOCKS -

E chiudiamo questa carrellata planando in una terra, l’Australia, che da sempre ci regala tante soddisfazioni in ambito R’N’R: e anche stavolta da lì arrivano novità che aprono il cuore e ci fanno ancora credere che non tutto sia perduto e c’è ancora qualche speranza, in questo mondo, per le giovani leve. GNOME è il moniker di un virgulto aussie, chiamato Jay Millar, che ha pubblicato un Ep intitolato “I like it” (uscito su Goblin Records) tra i cui solchi sono catturati quattro pezzi registrati tutti in un solo giorno e tutti in “mono”. Un sorprendente frullato english sixties revival che miscela, in parti uguali, Kinks, Beatles, Stones, Pretty Things e Who rinfrescati da una vigorosa riverniciata di attitudine punk. Il ragazzo ha studiato e assimilato alla perfezione i classici, e si spera che ne sentiremo ancora parlare, in futuro, perché il talento c’è e promette benissimo.

Come sempre, cari discepoli/e, prendete e ascoltatene tutti, spargete il verbo e acquistate anche, se potete. Rito e ritmo. Fuzzamen!

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