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Recensione : Sottoscala Pandemico#2: Squirt Shit Records

a Squirt Shit Records nasce ufficialmente come sub-label della In The Shit Records. Però come la natura ci insegna….nel giro di pochi mesi la forza, la magia....

https://mimeticszine.bandcamp.com/

“..insomma alla base di tutto c’è un’insaziabile fame di scoperta (non di comprensione…è una ricerca di stupore).”

Registro, compilo, anch’io (ri)scopro. Riavvolgo il nastro, mi risolvo e mi dissolvo in un’indagine di un passato che oramai sembra un eterno presente proiettato nel futuro, un futuro che non esiste. Rimetto ordine tra le mie cassette e rinvengo un’edizione limitata del primo Ausmuteants e un “Last Beat of Death” di un giovanissimo Drew Owen (meglio noto con il nome di battaglia Sick Thoughts), le cassette sono associabili per un unico comun denominatore “In the Shit Records”. Il cerchio si stringe. Cerco nella posta elettronica, rinvengo un comunicato stampa che risale al futuro remoto:

La Squirt Shit Records nasce ufficialmente come sub-label della In The Shit Records. Però come la natura ci insegna….nel giro di pochi mesi la forza, la magia e la voracità cannibalesca di questa giovane label arrivarono ad un tale “fuori controllo” da decidere di smembrare e divorare il decrepito genitore.”

Smembrare, divorare, distruggere i ponti di comunicazione con la generazione precedente, fare a pezzi. Questo è il punk, da quando è nato è così:

-1871, comune di Parigi
-1900, Bresci spara al cuore del re buono
-1921, rivolta di Kronstadt
-1936, Guerra Civile spagnola
-1978, Steve Ignorant intona “Punk Is Dead, Just another cheap product for the consumer’s head”
Uccidere è un po’ risorgere. Risorgere è un po’ dissolversi.
“La Filosofia è sempre la stessa, ovvero: non avere una filosofia…. Affidarsi solo ed esclusivamente all’istinto (In questo siamo SURFISTI KAMIKAZE !!!)….”
Esatto: affidarsi sempre e solo all’istinto, il punk è tutto qui, in questa frase, non c’è altro modo di venirne a capo.

Antonio o Jim Zoids o Dr. Zitoxil, o qualsiasi altra cosa sarà nel futuro, nel presente o nel passato, questo lo sa bene: come copertura, se non ho capito male, lavora in un ufficio, ma il suo vero mestiere è l’agitatore culturale: gestisce una fanzine a metà tra musica e arte “Mimetics”, una casa editrice indipendente “Fake Off Press”, suona negli Zoids e, appunto, porta avanti un’interessantissimo discorso con la Squirt Shit Records

“Ascolto delle tracce, visione sinestetica (Indotta, favorita o meno) e se il viaggio è giusto…. (L’arte non si misura). Le band vengono invitate a scaricare qualche granata per la Squirt Shit.”

“In principio (201+1) l’idea era quella di fare raccolte di demo e alternative track, ma dopo un paio di uscite azzeccate (Nervous Ticks, Movie Star Junkies, The Hussy, Ausmuteants, ecc ………), l’etichetta iniziò a prendere piede all’estero (qui in Italia 10 copie massimo) e le band iniziarono a mandarmi degli ottimi EP o Mini album.”
Cassette quindi, forma primigenia di comunicazione musicale tra esseri umani: strumento povero, cugino sfortunato del vinile ma che, a conti fatti, non vuol morire in nessun modo: le piattaforme digitali non riescono, nel loro bieco e cinico individualismo, a soppiantare queste piccole pratiche artigianali di condivisione

Una playlist su Spotify si fa a caso, una playlist su cassetta si fa col cuore. Questo è un mondo che non muore perché, oggi più che mai, è necessario.

“Sono sempre stato innamorato della bassa fedeltà (Sotto tutte le forme d’arte), la trovo una dimensione più intima, più spontanea e pertanto più affascinante: Necessita un po’ più di pazienza e curiosità per capire la bellezza assoluta di questa dimensione, mi piace associarla ai vecchi stereogrammi in cui attraverso un processo di de-focalizzazione riuscivi a vedere l’immagine in 3D all’interno del quadro”

Il lo-fi come forma d’arte che perfora la superfice del tempo, attraversa i lustri, le mode, i generi, i metodi espressivi, le forme d’arte: da Hasil Adkins, passando dai macchiaioli livornesi, la Nouvelle Vague, il blues del delta, il garage punk più intransigente: come quello proposto dalla Squirt Shit records che oramai, in poco tempo, conta già una ventina di uscite:

Nervous Tick-“Death to Videodrome”
Garage punk da assalto, urlato, veloce, senza mezze misure: o così o morte a qualsiasi altra cosa.

Plutonium Baby-“Weird World outtakes and other Cadaver Exquis”
Garage punk sempre, Garage punk con farfisa a questo giro. Talentuosissimo combo romano, qui affidano alla Squirt Shit dei brani esclusi dal loro debutto più qualche altra chicca (la cover di Teenage Kicks degli Undertones è totale!). Viene da chiedersi come abbiano fatto ad escluderli dal disco, ma quando la qualità è alta il sacrificio è l’unica via (fortuna che la Squirt Shit comprende, salva e propone…)

Cretin Girls “S/T”
Garage dalle tinte surf con retrogusto fantascientifico, ma la definizione non inganni: più che tra le paranoie di controllo alla Philip K. Dick dei Man…or Astroman? qui siamo nelle dimensioni interiori e morbose di Ballard.

Natural  Causes “S/T”A

una prova rabbiosa, incontenibile: garage punk che non riesce a rimanere nei suoi limiti e sfocia in una violenza Noise che fa prevalere il punk nonostante il garage si possa sempre intuire tra le sue trame

Black Panties “Respect the Mask-Rispettare la Maschera”
Com’è bello il lo-fi disperato, esasperato, devastato di Black Panties: i suoi dischi in vinile sono già un manrovescio, ma questa cassetta è una guida al massacro vero e proprio. Totale, tra le migliori uscite in assoluto di Squirt Shit.

Ausmuteants “Live at PBS”
Tra gli eredi più famosi dei Lost Sounds, tra i padri più credibili del movimento egg-punk. Un live rumoroso, sghembo, zoppicante, autolesionista, perfetto.

Sick Thoughts “Last Beat of Death”

Versione in cassetta di uno dei migliori LP (qui arricchito da una cover eccezionale di 122 Hours of Fear degli Screamers rispetto alla versione LP) di Drew Owen sotto il monicker Sick Thoughts. Nichilismo, rock n’ roll e lo-fi, tutti e tre in stato ottimale e aggiornati per gli anni ’20.

Kitchen People “Trendoid”
Anche questa è una versione in cassetta di un disco in origine uscito in LP e difficilmente reperibile in Europa; un’opera divulgativa che, con questa uscita, arricchisce ancora di più il dizionario europeo del momento di transizione tra synth punk e egg punk. Un pezzone dopo l’altro.

The Cavemen “Deathrow”
Si torna, con giustificata prepotenza, sul garage punk più nichilista e devastante di chiara matrice anni ’90. Uno dei gruppi migliori per un’etichetta che propina solo il meglio.

Gino and the Goons “S/T”
Poteva dunque mancare il re del budget rock? No, assolutamente. Budget il rock, budget il king, budget la realese (perdonatemi, è stato più forte di me). Sei tracce di rock ‘n’roll marcio e fuori dal tempo, nel senso che oramai il rock ‘n’ roll ha superato il tempo e lo spazio, antecedente anche all’essere umano.

Zoids “S/T”
Il gruppo di Antonio che vede la partecipazione di altri personaggi di risalto della scena teramese (un luogo ricco di realtà interessantissime: Inutili, Pre-Cog in the Bunker, MSX, Porno Empire, Singing Dogs). Garage non più Garage, rumorismi, chitarra impazzita, percussioni primordiali e attitudine anti sociale. Uno dei gruppi migliori in Italia attualmente.

Billiam “Billiam’s World”
Billiam è un giovane talento dalla ben nota piantagione di talenti che è l’Australia; possibilmente Billiam è il più talentuoso di tutti: qui trovate raccolti tutti i suoi progetti con una canzone a testa. Dal Garage al Punk al Synth Punk fino all’Hardcore. Incontenibile e letale.

AAVV “in the shit record collection N.1”

Una raccolta a metà tra il riassunto, il manifesto e la dichiarazione d’intenti; necessario come primo approccio all’etichetta se, nel caso, si fosse iniziato solo adesso a farne la conoscenza.

Tuffy “Mardi Gras”

Synth Wave trasfigurata e fatta a pezzi, asservita al culto Punk Rock più artigianale, a bassa risoluzione e adoratrice del dio della paranoia.

Rubber Room “Chemical Imbalance”
Sempre Synth Wave ma sempre aggressione punk, qui, se possibile, ancora più aggressiva e cinica. Attenzione: produce ferite spontanee.

Satanic Togas “The Shit that Killed Elvis”
Ennesima prova del sodalizio tra gli australiani Satanic Togas e la città di Teramo. Iniziato con lo split coi Gee Tre su Goodbye Boozy e definitivamente sublimato con un altro split, sempre su Goodbye Boozy, con gli Zoids. Punk Rock come gli Spits comandano, ma che ha tutta la velocità e la sfrontatezza che solo i Satanic Togas possono avere.

Porno Empire “Cielo Sex Drive”
Altro episodio di derivazione teramese. Dei Velvet Underground strumentali, elettronici ed elettrici, trapiantati all’improvviso in una realtà aliena. Dei Suicide di fronte ad un panorama post atomico

MSX “Primal Screamers”
Ancora Teramo; stavolta cantati, ma sa una voce tra il parlato, il declamato e la seduta psichiatrica. A metà tra la Synth Wave ed il delirio paranoico. Teramo riscritta, devastata e ridefinita nei suoi confini; a metà strada tra un futuro d’agonia e l’anticamera di mille inferni tecnologici possibili.
Vorrei tanto vivere a Teramo, questo è sicuro.

Buck Biloxi and the Fucks “Live at S.B.”
Breve testimonianza live di un altro peso massimo del punk rock internazionale. Tutto in battere, tutto veloce, tutto rock n’ roll scarnificato fino allo scheletro. Una dimostrazione che certi approcci non muoiono mai. Un giorno la Terra diventerà un fossile, ma il punk rock le sopravviverà.
S

Silicone Heartbeat/Zoids “S/T”
Synth punk sgarbato ed arrogante per il primo, ennesima prova di una ricerca musicale che parte dalla tradizione per guardare verso mondi corrotti ed irrecuperabili per i secondi.

Foil/Silvie’s “S/T”
Hardcore punk come l’hardcore punk ha da essere attualmente: veloce, conciso, rumoroso, pochi accordi e voce riverberata per rendere il tutto ancora più confuso
I Silvie’s sono unici nelle loro nenie infantili con chitarra sbilenca e corrotta da un effetto Echo onnipresente. Un’infanzia corrotta dalla paranoia del vivere contemporaneo.

Zoids “Wartmann Inc. Rec.”
Come suggerisce il titolo, questa è l’edizione europea della seconda cassetta (omonima/anonima come la prima) degli Zoids, uscita in origine sull’australiana Wartmann Inc. Se già la prima poteva essere molto bella, questa è addirittura ad un livello superiore: saluta un ulteriore sviluppo nel suono dei teramesi, che qui iniziano una frequentazione scellerata e felicissima con pratiche Noise rock anni ’90 e rumorismi alla Les Georges Leningrad, pur rimanendo fedeli alla loro ossatura garage punk.

Nervous Guy/Porno Empire“S/T”
Le ultime scene di Hardware si rincorrono in un fotomontaggio frammentato ed epilettico. Tra citazioni metal, synth punk minimo e, anche se minimo, violento, elettronica distrutta, desertificazione urbana decantata da un androide incapace di proferire verbo.
Alla fine non vince il bene e nemmeno il male: vincono solo le macerie.

Ninphomaniac Lovers “Sex Tape”
Membri sparsi di Zoids, Singing Dogs e Inutili si uniscono per cantare e suonare il corpo pornografico; selezionano, dalle loro collezioni personali, dischi di Fuzztones, Stooges, Cramps e decidono che il dizionario migliore per raccontare di coiti consumati in fretta e furia, in posti e posizioni scomode, trainati dal solo desiderio, è contenuto proprio tra quei solchi. Non posso dargli torto.

Mononegatives “Facsimile”
Neanche il tempo di digerire Apparatus Division (una delle migliori sortite punk di questo 2021) che subito ci si ritrova di fronte a questo EP: tre pezzi bellissimi, di cui due confermano in perfetta linea con la cifra del full lenght e uno, il conclusivo Facsimile, dirotta il tutto verso territori polverosi, tra discariche di tecnologie che, dallo stato di novità assolute, son passate in un attimo alla condizione di rifiuto.

GDU/REVV “S/T”
Un Ep che in sei canzoni, tre a testa, e con un’estrema facilità, sembra voler rimettere in discussione generi ormai assimilati e digeriti: il post punk sintetico dei GDU assume allucinogeni rumoristici e diviene altro; il garage rock dei REVV viene fatto passare da un filtro insozzato di visioni a bassa risoluzione uscendone devastato e destrutturato. Anche questo da ascoltare senza preconcetti o spocchie del caso: si rischia sempre di non coglierne i riferimenti, più enormi di quello che le categorie suggeriscono, e soprattutto gli slanci, più entusiasmanti di quanto si possa pensare.

T.J. Cabot “Dick Charles Get Ready Get Set…and more”
Stampa europea su, ovviamente, cassetta di un Ep del vulcanico TJ Cabot, con l’aggiunta di tre inediti.
Continua l’opera di demolizione e restauro del CBGB di New York: se in “TJ Cabot and Thee Artificial Rejects” si riesumava il cadavere dei Dead Boys per ridargli nuova luce sotto l’egida dei nuovi linguaggi meccanici del punk contemporaneo, qui tocca ai Ramones essere passati alla pressa: citati, occultati, camuffati, robotizzati… il punk rock che studia se stesso, si rifiuta di partecipare al gioco infimo della tradizione e, immancabilmente si rinnova.

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