Nuova realtà proveniente dai Paesi Bassi questi Soulnerve, progetto del chitarrista e polistrumentista Stephan Brus che, in questo album di esordio si diletta con tutti gli strumenti, lasciando a due diversi singer, Kevin Klaassen e Koen Vroom, il compito di occuparsi di scream e clean vocals.
La band è attiva addirittura dal 2004 e, dopo la pubblicazione di un promo nel 2008, gli sforzi di Stephan vengono premiati quest’anno e The Dying Light vede finalmente la luce.
Cominciamo con una standing ovation per il musicista olandese, bravissimo non solo con la sei corde ma “sul pezzo” anche con basso e batteria, così da far risultare il suo primo lavoro un buon esempio di metal moderno, suonato e prodotto benissimo, che lascia in disparte (anche se presenti) i suoni core, tanto di moda di questi tempi, optando per un approccio orientato verso il thrash statunitense: il songwriting dell’album se ne giova, risultando meno monocorde di tanti lavori moderni dal wall of sound pesantissimo ma dalle misere idee.
Sound moderno, si diceva, più che altro in virtù dell’uso delle due voci, in linea con le ultime produzioni di scuola scandinava (Soilwork, In Flames) piuttosto che per la parte strumentale in linea con i dettami del thrash, nello specifico con una grande propensione per la melodia che rende le song piccoli gioielli metallici.
Il sound dei Soulnerve risulta cosi un buon connubio tra tradizione (Megadeth) e i suoni moderni di band come Shadows Fall e Trivium, con un occhio alle già citate band svedesi che, quando si parla di modern metal non possono mai essere dimenticate.
L’album parte in quarta con la velocissima They Come for Us All, che mette subito in evidenza le coordinate del lavoro: le vocals (in questo caso estreme) si alternano con buoni risultati mentre Brus comincia a macinare riff e solos con velocità e tecnica alternate ad un’eleganza non comune nel genere; la title-track bissa la buona partenza e dopo un arpeggio acustico si trasforma in una cavalcata in stile Soilwork nella quale compaiono le clean vocals.
My Demise e Scavengers, più orientate verso il thrash più canonico, lasciano il segno per gli ottimi interventi della solista ma si torna verso il metalcore con Delirium (Forever Bound).
Questo alternarsi tra modernità e tradizione consente all’ascoltatore di non annoiarsi, facendolo arrivare alla fine con la voglia di rischiacciare il tasto play del lettore; ancora due grandi canzoni arrivano a chiudere il disco: la semiballad Lost e la riuscita End of the Line.
In conclusione, The Dying Light è un lavoro da non lasciarsi sfuggire in quanto,. oltre ad una manciata di ottimi brani, ci consegna un musicista dallo smisurato talento.
Tracklist:
1. They Come for Us All
2. The Dying Light
3. My Demise
4. Scavengers
5. Delirium (Forever Bound)
6. Lost
7. Beyond the Sun
8. End of the Line
9. We Are the Voice
10. Salvation
Line-up:
Stephan Brus – Guitars,Bass,Drums
Kevin Klaassen – Vocals
Koen Vroom – Vocals