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Recensione : Strawman – Strawman

In questo suo primo album il quartetto spezzino parte dalle due band alle quali tutti i gruppi che vogliono suonare "energico" devono obbligatoriamente guardare, gli Mc5 e gli Stooges, ma non si ferma a queste pietre angolari esplorando anche un passato più recente.

Gran brutta bestia il rock’n’roll! Per noi che ci siamo cresciuti assieme (mi si perdoni il plurale maiestatis) e che ne abbiamo ascoltato,e in alcuni casi suonato, tantissimo e di diversissime ispirazioni e derivazioni, è difficile se non impossibile crescere e lasciarci alle spalle un tale bagaglio culturale e di esperienze.

E’ questo il caso degli Strawman, un gruppo di rockers provenienti dalle più svariate esperienze ma mai stanchi di mettersi alla prova, intraprendendo nuove vie senza la paura di quanto esse possano essere impervie.
In questo suo primo album il quartetto spezzino parte dalle due band alle quali tutti i gruppi che vogliono suonare “energico” devono obbligatoriamente guardare, gli Mc5 e gli Stooges, ma non si ferma a queste pietre angolari esplorando anche un passato più recente.
Personalmente, oltre ad un certo grunge che occhieggiava alla psichedelia (Skin Yard, primi Soundgarden) i nostri mi ricordano un’ottima band inglese che diede il meglio di sé fra la fine degli anni ottanta ed il principio dei ’90, i Thee Hypnotics.
La band di Wycombe, della quale ho amato ed amo tuttora i primi due album, ”Come Down Heavy” e “Soul Glitter & Sin”, suonava un misto particolarmente stimolante di Detroit-sound, digressioni acide e suoni saturi non dimenticando però il giusto gusto per la melodia.
In questo tipo di cose mi sembra si cimenti il gruppo oggetto di queste righe,si eccettui forse il secondo pezzo di questa raccolta, Downtown, che strizza l’occhio al glam con però due pecche che non posso non segnalare.
La prima è che fra le composizioni del combo, il cui livello è piuttosto alto, non spicca neppure un pezzo che si stagli al di sopra della media o che, almeno, colpisca nell’immediato, e la seconda è la voce che, a mio avviso, risulta troppo “educata” per questo tipo di sonorità.
Ultima annotazione: leggo nelle note introduttive che il nome della band è ispirato ad una canzone di un album di Lou Reed, nella fattispecie il bellissimo “New York”.
Come dicevo all’inizio di queste righe?
Ah si,gran brutta bestia il rock’n’roll!

Tracklist:
1. BOBBY’S STORM
2. DOWNTOWN
3. FADE AWAY
4. FEELING FREEDOM
5. FIERY SKY
6. GO INSIDE
7. TELL ME

Line-up:
Gregg – Vocals
Paolo – Guitar
Aboo – Bass
Chiava – Drums

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