Nuovo disco del misterioso duo canadese Sublimatio Mortis, dal titolo “Transubstantiatio”, uscito per Cyclic Law, una delle maggiori etichette mondiali in campo ambient, dark ambient e dimensioni parallele.
Il duo per concepire il disco si è ritirato per un certo periodo di tempo in un monastero benedettino, e il suono di questo disco è maestoso e perentorio come le mura di un monastero, netto confine fra il mondo dentro e l’universo fuori. Il suono del disco è un dark ambient rituale con fortissimi echi di drone, un’esplorazione sonora di ambienti di fede e di devozione, un sondare la possente oscurità della pietra che anela alla luce.
Come i serbi Monasterium Imperi i Sublimatio Mortis fanno quello che si potrebbe definire ritual ambient, cicli sonori che vengono da altre dimensioni che diventano riti ciclici. “Transubstantiatio” è un disco fortemente evocativo, e non si può nemmeno definirlo strettamente musicale, è un qualcosa che ha frequenze molto differenti da quelle musicali, ed è un oggetto sonoro non identificato da vivere piuttosto che da ascoltare, perché non intrattiene ma trasmuta come dice il titolo, ovvero attraverso di esso la materia diventa altra e cambia anche la nostra percezione.
Questo lavoro del duo canadese ci porta a viaggiare con l’aria che soffia attraverso i buchi della pietre di un monastero millenario. volando attraverso canti di monaci isolati da eoni dalla civiltà esterna, e le epoche si confondono, potrebbero essere cantici cattolici del XII secolo, come litanie di monaci erranti nello spazio del 2345 dopo Cristo.
Il disco si presta perfettamente ad essere la colonna sonora più adatta a leggere i meravigliosi e perturbanti libri del ciclo dell’inquisitore Eymerich del mai abbastanza compianto Valerio Evangelisti, una della più belle saghe della letteratura fantastica italiana.
Qui le dimensioni e le epoche si travalicano fra loro, si parte dal divino per incespicare fatalmente in qualcosa che dorme da millenni e noi siamo il suo sogno, c’è Lovecraft come le peggiori fantasie di inquisitori che devono ancora venire.
La potenza evocatrice di questo disco è quasi magia, i Sublimatio Mortis creano un universo sterminato di possibilità attraverso una miriade di suoni diversi, attraverso voci che diventano emissioni gutturali che si incrociano con synth spaziali, in uno continuo circolo che sa di dannazione dantesca, di girone infernale. La materia muta e muta ancora, perdendo e acquistano qualcosa ad ogni cambiamento, in un continuum infinito di suoni che sanno di antico e di moderno al contempo.
Le colonne slanciate del monastero racchiudono i canti degli ultimi monaci rimasti nell’universo, un relitto cristiano mutato che eleva canti dannati al cospetto di un Cristo che si trasforma ancora e ancora, questa la sua dannazione.
Ritual ambient pressoché perfetto, un qualcosa di nicchia, non musica né spendibile, solo vivibile, ennesima gemma di un’etichetta che sta tracciando un percorso artistico unico al mondo.