Tra le band statunitensi dedite al funeral doom e meno note al di fuori dei confini, ma non per questo meno valide, ci sono senza dubbio i Sutratma; infatti, il gruppo californiano è attivo da una quindicina nel corso dei quali fino a oggi aveva pubblicato due ottimi full length, quello omonimo nel 2012 e Until the End nel 2018.
Nonostante un’intensa attività live concentrata principalmente nel sudovest degli States, la band guidata fin dagli esordi dal chitarrista e tastierista Adi Tejada e dal vocalist e bassista Denver Dale (il quale ha poi abbandonato a registrazione degli album completata) non è mai emersa come avrebbe meritato, forse anche perché i lunghi tempi intercorsi tra le varie opere sovente si rivelano più penalizzanti per le realtà meno conosciute del sottogenere; anche per questo sorprende la scelta di pubblicare dopo altri cinque anni di silenzio, parzialmente interrotti dall’uscita del singolo Sirens nel 2020, non uno ma addirittura contemporaneamente due nuovi lavori su lunga distanza.
Una siffatta circostanza, in altri ambiti musicali, farebbe subito pensare a una bieca operazione commerciale, ipotesi smentita non solo dal fatto che “commerciale” e “funeral doom” non possono mai stare nella stessa frase bensì, soprattutto, dal fatto che entrambi i lavori sono disponibili gratuitamente sul bandcamp dei Sutratma; resta ugualmente il fatto che forse sarebbe stato più opportuno differenziare le uscite di qualche mese per dare maggior tempo agli appassionati di metabolizzare ciascun album ma, in fondo, poco importa.
D’altronde, tale scelta ci consente di ascoltare circa un’ora e quaranta minuti di ottimo funeral doom atmosferico, composto con grande competenza, sempre con un occhio molto attento a un’idea di forma canzone che non è così scontata in questo sottogenere e, soprattutto, con un’importante componente melodica che rende molto più semplice l’assimilazione di tutti i brani, anche quelli di maggiore estensione; difficile anche stabilire quale sia il migliore tra due lavori in cui, sostanzialmente, la principale differenza risiede nella lunghezza, dato che Images Beyond the Self dura quasi 20 minuti in più di Realms of Eternal Immolation (che forse possiede un’impronta impercettibilmente più atmosferica).
Quello che resta nelle orecchie è la bontà complessiva di due opere che mi piace considerare come se fosse una soltanto, anche a livello concettuale con grande attenzione verso i delicati meccanismi che sovente si inceppano nella sfera psichica di ciascun individuo. Come brani che personalmente prediligo scelgo Thy Heart’s Content da Images Beyond the Self e Amongst the Ruins da Realms of Eternal Immolation, ma si tratta semplicemente di un espediente per segnalare i passaggi che meglio identificano il sound degli ottimi Sutratma, band di grande spessore che davvero merita d essere portata all’attenzione degli ascoltatori anche al di fuori della sua area di abituale attività.
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