Ten Years After: I maestri del blues rock britannico
Nel cuore pulsante della scena blues britannica degli anni ’60, la formazione di quella che sarebbe diventata una delle band più iconiche del genere avvenne nella vivace città di Nottingham. All’inizio conosciuti come The Atomites, i membri esplorarono il loro suono distintivo trasformandosi successivamente in Ivan Jay and the Jaymen e infine nei The Jaybirds.
Questa metamorfosi musicale rifletteva non solo un raffinamento stilistico, ma anche l’urgenza di emergere in un panorama musicale in rapida evoluzione. La svolta cruciale per la band giunse con il trasferimento a Londra, epicentro della rivoluzione musicale dell’epoca. Fu qui che incontrarono Chris Wright, il manager dotato di una visione audace che avrebbe aperto loro le porte verso nuove opportunità. Sotto la sua guida illuminata, non solo trovarono maggiore visibilità nel circuito dei club londinesi, ma furono anche spinti a consolidare il loro nome e identità come musicisti. Il nome Ten Years After reca in sé un alone di mistero e sorpresa che ha dato adito a varie teorie sulla sua origine.
Alcuni suggeriscono che fosse ispirato al desiderio nostalgico di riflettere sul decennio passato dalla nascita del rock ‘n’ roll nel 1956; altri ritengono sia stato preso dal titolo di un film o libro privo delle consuete soglie temporali protettive degli eventi storici correnti. Qualunque sia la verità celata dietro questo enigma nominale, quella scelta risultò senza dubbio indovinata: evocativa tanto quanto le altre avventure sonore intraprese dai talentuosi artisti emersi dall’incubatrice musicale britannica.
Gli inizi nella scena blues britannica
Nel cuore pulsante della scena blues britannica degli anni ’60, la formazione di quella che sarebbe diventata una delle band più iconiche del genere avvenne nella vivace città di Nottingham. All’inizio conosciuti come The Atomites, i membri esplorarono il loro suono distintivo trasformandosi successivamente in Ivan Jay and the Jaymen e infine nei The Jaybirds. Questa metamorfosi musicale rifletteva non solo un raffinamento stilistico, ma anche l’urgenza di emergere in un panorama musicale in rapida evoluzione.
La svolta cruciale per la band giunse con il trasferimento a Londra, epicentro della rivoluzione musicale dell’epoca. Fu qui che incontrarono Chris Wright, il manager dotato di una visione audace che avrebbe aperto loro le porte verso nuove opportunità. Sotto la sua guida illuminata, non solo trovarono maggiore visibilità nel circuito dei club londinesi, ma furono anche spinti a consolidare il loro nome e identità come musicisti.
Il nome Ten Years After reca in sé un alone di mistero e sorpresa che ha dato adito a varie teorie sulla sua origine. Alcuni suggeriscono che fosse ispirato al desiderio nostalgico di riflettere sul decennio passato dalla nascita del rock ‘n’ roll nel 1956; altri ritengono sia stato preso dal titolo di un film o libro privo delle consuete soglie temporali protettive degli eventi storici correnti. Qualunque sia la verità celata dietro questo enigma nominale, quella scelta risultò senza dubbio indovinata: evocativa tanto quanto le altre avventure sonore intraprese dai talentuosi artisti emersi dall’incubatrice musicale britannica.
L'ascesa al successo: Woodstock e gli album iconici
Il viaggio verso il successo dei Ten Years After inizia con il loro primo contratto discografico siglato con la Deram Records. Grazie a questo accordo, la band pubblica i primi due album che aprono nuove vie nel panorama del rock blues britannico: l’ album omonimo e “Undead”.
Questi lavori non solo mettono in mostra le abilità tecniche di Alvin Lee, ma gettano anche le fondamenta per il loro stile distintivo. In particolare, l’album live Undead cattura l’essenza della band sul palco, regalando al pubblico brani vibranti che anticipano la rivoluzione musicale degli anni ’70.
Con Stonedhenge, i Ten Years After affinano ulteriormente il loro sound psichedelico-blues, consolidando una fanbase devota. E’ grazie alla performance esplosiva di I’m Going Home a Woodstock nel 1969 che raggiungono uno status iconico sulla scena internazionale. Diventano un simbolo per un’intera generazione affamata di energia pura e innovazione sonora.
Seguiranno album come Cricklewood Green, dove tracce come Love Like a Man mostrano sperimentazioni sonore audaci e dinamiche.
Nei successivi dischi “A Space in Time” e “Rock & Roll Music to the World”, i Ten Years After continuano ad evolversi senza mai abbandonare il loro sound. In particolar modo, brani come “I’d Love to Change the World” attraggono nuovi ascoltatori grazie ai testi riflessivi accompagnati da melodie memorabili. Canzoni come “Hear Me Calling” e altri pezzi immortali mantengono viva l’eredità sonora della band negli anni a venire, dimostrando una volta per tutte che i Ten Years After sono rimasti una forza indelebile nella storia del rock.
Lo stile musicale dei Ten Years After
Il travolgente stile musicale dei Ten Years After emerge come un’intricata fusione di blues rock, insaporita da elementi di hard rock e accenti psichedelici. La loro musica pulsa con la straordinaria maestria chitarristica di Alvin Lee, celebre per la velocità e l’energia delle sue esecuzioni. Lee ha creato assoli che sembrano abitare una dimensione in cui il tempo si dilata, catturando l’audience in una esperienza sonora mozzafiato. Il suo approccio alla chitarra non è semplicemente tecnico; è una dimostrazione vibrante del sentimento blues contemporaneo al suo apice.
Ad arricchire ulteriormente il suono caratteristico del gruppo vi è l’uso sapiente dell’organo Hammond, che aggiunge sostanza e trama sonora alla composizione complessiva. La robusta sezione ritmica funge da colonna vertebrale della band, infondendo ogni nota con potenza e precisione quasi feroci. In confronto ai contemporanei come i Cream o la Jimi Hendrix Experience, i Ten Years After hanno forgiato un’identità unica: meno astratti rispetto a Hendrix ma più spontanei dei Fleetwood Mac dell’era Peter Green. Questa combinazione li posiziona abilmente al crocevia tra tradizione e innovazione musicale degli anni Sessanta/Settanta, rendendoli autentici visionari del panorama rock dell’epoca.
Lo scioglimento e le reunion
Nel 1974, i Ten Years After si sciolsero, segnando la fine di un’era per gli appassionati di rock blues. Questa separazione aprì la strada a una serie di percorsi solisti per i membri della band. Alvin Lee, il carismatico frontman e virtuoso della chitarra, intraprese una carriera da solista che mise in luce le sue abilità musicali e lo portò a collaborare con artisti del calibro di George Harrison. Nel frattempo, Chick Churchill esplorò nuove sonorità attraverso la composizione musicale per film e spettacoli teatrali.
Gli anni ’80 e ’90 videro brevi reunion dei Ten Years After. Questi ritorni furono momenti preziosi non solo per celebrare il loro legato musicale ma anche per rinvigorire lo spirito della band stessa. Tuttavia, fu l’ingresso nel 2003 del giovane chitarrista Joe Gooch che iniettò nuova linfa nei Ten Years After fino alla sua uscita nel 2014 insieme al bassista originale Leo Lyons.
Oggi, con Marcus Bonfanti alla voce e chitarra e Colin Hodgkinson al basso, i Ten Years After continuano ad evolversi senza dimenticare le loro radici blues-rock.
Bonfanti porta un’energia rinnovata alla band mentre Hodgkinson aggiunge profondità con il suo stile unico influenzato dal jazz. Insieme agli altri membri storici Ric Lee e Chick Churchill, questa formazione attuale perpetua l’eredità dei Ten Years After con vitalità ed entusiasmo inesauribili.
L'eredità dei Ten Years After
L’eredità dei Ten Years After nel panorama blues rock britannico è un capitolo essenziale nella storia della musica. Con la loro miscela esplosiva di blues, jazz e rock, i Ten Years After sono stati pionieri nel portare l’improvvisazione strumentale al grande pubblico durante la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70.
La band ha fatto un sacco di cose fighe nel passato, tipo quando sono stati a Woodstock nel ’69. I suoi assoli facevano impazzire la gente, sembrava come se stesse sfidando la legge della fisica, assurdo!
L’impatto dei Ten Years After va molto oltre il loro tempo, ispirando tanti musicisti successivi nella loro idea e modo di fare musica. Artisti come Joe Bonamassa e Gary Clark Jr. spesso parlano di Alvin Lee come una delle loro principali influenze di stile e tecnica. Questa eredità dimostra come i Ten Years After abbiano contribuito non solo a definire gli standard del blues rock ma anche ad introdurre un approccio innovativo alle performance dal vivo che ancora oggi viene apprezzato.
Abbiamo perso un grande chitarrista che aveva conquistato il palco globale con la sua musica quasi magica. La sua assenza si fa sentire tra i suoi fan e nell’attuale panorama musicale, perché il suo stile era davvero innovativo ed emozionante.
in your eyes ezine
SUPPORTA IYE
Tutto il nostro mercandise, oltre che di ottima qualità 100% cotone stampa in serigrafia supporta il nostro magazine!