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Recensione : THE BACKDOOR SOCIETY – THIS IS NOWHERE

Secondo lavoro sulla lunga distanza per i piacentini Backdoor Society, formazione garage/beat nata nel 2017 dalle ceneri di un'altra garage/psych band della provincia emiliana e pavese, i Rookies...

THE BACKDOOR SOCIETY – THIS IS NOWHERE

Secondo lavoro sulla lunga distanza per i piacentini Backdoor Society, formazione garage/beat nata nel 2017 dalle ceneri di un’altra garage/psych band della provincia emiliana e pavese, i Rookies (che dal 1994 allo scioglimento hanno pubblicato due album, due singoli e ha suonato tanti concerti in giro per l’Italia e l’Europa) esperienza da cui il batterista Andrea Corti, il chitarrista Simone Modicamore e il frontman Giovanni Orlandi sono ripartiti, reclutando il bassista Denis Cassi, per suonare in un nuovo progetto musicale, i Backdoor Society, caratterizzato però dallo stesso amore di sempre per il garage rock, per il Dutch Beat olandesi dei Sixties (ispirati da gruppi come Q65 e The Outsiders) gli Stones dell’era Brian Jones, l’R&B scatenato dei Pretty Things e altre delizie.

 

Influenze che restano invariate nell’album di debutto omonimo, uscito nel 2019 sulla benemerita label pisana Area Pirata, che anche in occasione di questo secondo Lp, “This Is Nowhere“, “appone il sigillo di garanzia e qualità e si mostra ancora una volta incapace di sbagliare un colpo” (e qui mi riallaccio alla rece fatta da Luca “il Santo” tre anni fa, citando il suo condivisibile elogio).

 

Registrato presso il SoundFreak Homestudio della natia Piacenza, e mixato dal bassista Denis Cassi) “This Is Nowhere” è un altro trip, diviso in dodici capitoli, che percorre i sentieri del garage rock, della psichedelia, del beat e del rhythm and blues più impertinente degli anni Sessanta, il tutto suonato con attitudine punk.  E sin dalle prime note dell’opener “Desolation” i nostri timpani vengono piacevolmente travolti dalla corsa di un treno freakbeat  fabbricato negli anni Sessanta, ma modificato nel motore punk e rapido come un TAV che, anche nella successiva “Changes“, sfracella qualsiasi cosa trovi davanti a sé, prima di tirare un po’ il fiato e fermarsi al binario tre, quello del brano “Gone Away“, ballatona R&B, prima di riprendere a sfrecciare col beat-punk di “1000 Tears” e “The Wrong Side“, due tracce assolutamente trascinanti, come se gli Stones e i Pretty Things fossero ringiovaniti di 55 anni (resuscitati anche Phil May, Brian Jones e Charlie Watts) e, imbottiti di anfetamine, facessero a botte tra di loro, a colpi di strumenti, per affermare la propria supremazia nel firmamento rock-blues londinese (e mondiale). Finita la rissa, cosa c’è di meglio che leccarsi le ferite squarciando l’aria con un blues elettrico della migliore tradizione (“It’s Happening“)? Ma è solo una pausa momentanea, già dalla traccia seguente, fulminea “I’m gonna miss you” si ritorna a scalciare con un garage rock di cui i Sonics e i Monks sarebbero stati fieri, replicato poi negli stop and go di “Set Me Free“, canzone in cui si avvertono echi quasi Crampsiani nel cantato di Orlandi alla Lux Interior, sensazione che emerge chiara anche nella conclusiva “You turn me on“, mentre “Janet” è una indiavolata danza alla Bo Diddley sotto steroidi. Chiudono il lotto la semi-ballad Yardbirdsiana “I won’t cry” e “Sick and Dazed“, un rapido assalto garage punk in stile “She said yeah” dei primi Stones.

 

“This Is Nowhere” è un solido Lp dal sound compatto, non ha cali di tensione o sbavature, e conferma l’ottimo lavoro portato avanti da questi quattro musicisti che sembrano quasi usciti da un volume delle compilation “Pebbles” o “Back From The Grave“, regalando al 33 giri d’esordio un degno successore, potete comprare anche a scatola chiusa. Promossi a pieni voti.

TRACKLIST

 

1. Desolation
2. Changes
3. Gone Away
4. 1000 Tears
5. The Wrong Side
6. It’s Happening
7. I’m Gonna Miss You
8. Set Me Free
9. Janet
10. I Won’t Cry
11. Sick And Dazed
12. You Turn Me On

 

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