Prima che diventasse appannaggio di barbuti cantautori massacra gonadi o di gruppi di ragazzini per benino e slavati il termine indie ha avuto una sue gloriosa stagione.
Quella da me vissuto in prima persona lo si può datare all’incirca verso la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo. In quel periodo così fertile per la musica che veniva incasellata nel mare magnum di questo termine ora sputtanato e sbertucciato navigavano band che avrebbero lasciato un segno indelebile nello sviluppo dell’intera storia del rock’n’roll.
A quel lasso di tempo glorioso guardano indubbiamente i Brightest Room quartetto milanese autore di questo album di cui mi accingo a parlarvi. Come avrete capito poc’anzi quando ho indicato il mio approccio alla materia underground non esattamente di “primo pelo” quindi mi si perdoni se i miei riferimenti e le analogie che userò da qui in avanti risulteranno, come dicono i cugini transalpini, piuttosto agée. Il compito di inaugurare il disco spetta a Tower ed a Eye due pezzi caratterizzati dalla ispiratissima voce femminile di Laura che mi hanno ricordato nei loro momenti più mossi le Throwing Muses ed in quelli più rilassati i 10000 Maniacs.
Seguono altri sei brani fra i quali spiccano il breve strumentale B.A. che riporta alla mente i R.E.M. meno introspettivi, Name il mio pezzo preferito con i suoi ritmi nervosi alla Feelies e la conclusiva Exit una canzone che basa il suo incedere su di un canovaccio new wave nella sua accezione meno cupa e autoreferenziale.
Con questo Exit la band dimostra di avere un’ottima capacità compositiva e di guardare al passato ma con i piedi saldamente ancorati al presente.
P.S.: L’album viene da recensito con un ritardo di due anni rispetto alla sua data d’uscita, non penso però che ciò rappresenti un problema per chi mi legge ed avesse l’ottima idea di richiederlo alla band.
ETICHETTA: Arte Records
TRACKLIST
1) Tower,
2) Eye,
3) Andy,
4) Gone,
5) B.A.,
6) Name,
7) Block,
8) Exit
LINE-UP
Valo, Davi Wilson, Luca Supertramp, Laura Psycho