Sapete qual’è il mio ricordo legato ai Charlatans? Non può fregarvene di meno? Beh, io intanto ve lo racconto lo stesso.
Ricordo un loro poster di sfrontati ragazzini inglesi immortalati in un campo di fiori gialli, quel poster, contenuto nell’edizione limitata del loro splendido disco d’esordio, campeggiava su di una parete della stanza della mia prima e vera fidanzata e mi fa quindi ricordare, con notevole piacere, il sesso appassionato e bulimico dei miei vent’anni.
Era davvero bello “Some friendly” ma da quell’album sono passati ben 25 anni; anni nei quali i Charlatans hanno inciso altri 10 lp, hanno perso (purtroppo anche in modo luttuoso) alcuni loro componenti e sono, come me peraltro, irrimediabilmente invecchiati.
Questo loro ultimo lavoro, che dista ben cinque da quello precedente, è un prodotto di routine, certo ben suonato e ricco di quel “mestiere” che la band ha accumulato in tanti anni di attività, ma che non emana emozioni e che lascia drammaticamente assente chi lo ascolta.
Certo, alcuni brani sono piuttosto apprezzabili, tipo il pop leggiadro di So oh, il richiamo ai lontani fasti del passato di Let the good times be never enough e il brano che, a mio parere, si distingue come il migliore della raccolta, Lean in, ma resta la sensazione che i nostri abbiano già abbondantemente dato il loro meglio.
Chissà se, incontrando la mia vecchia fiamma, la troverei invecchiata come quei ragazzini arroganti ritratti sul poster …
Tracklist
1.Talking In Tones
2.So Oh
3.Come Home Baby
4.Keep Enough
5.In The Tall Grass
6.Emilie
7.Let The Good Times Be Never Ending
8.I Need You To Know
9.Lean In
10.Trouble Understanding
11.Lot To Say
Line-up:
Martin Blunt
Tim Burgess
Mark Collins
Tony Rogers