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Recensione : The Fall of Mother Earth – Shattered Memories / New Horizons

Nel dire che la brevità di New Horizons avrebbe reso più opportuna la scelta di condensare il tutto in una sola uscita accorpandolo a Shattered Memories, resta il dato oggettivo che The Fall of Mother Earth è un progetto che, pur senza stravolgere le gerarchie del genere, è in grado di rendersi appetibile ed è quindi fortemente consigliato a tutti quegli appassionati alla costante ricerca di nomi nuovi nell’ambito del doom estremo.

Dopo due buoni full length, Mathieu Betrand si ripropone con il suo progetto solista The Fall of Mother Earth pubblicando due ep a distanza piuttosto ravvicinata, per cui appare opportuno parlarne in un’unica soluzione. Come già scritto parlando dei precedenti lavori, Another Kind of Consciousness e From Darkness to Light, usciti entrambi nel 2022, l’operato del musicista francese è sempre rimasto sottotraccia in virtù di una sua natura quanto mai improntata al DIY, mentre a mio avviso meriterebbe una maggiore attenzione alla luce della qualità della musica offerta.

Infatti, non smentiscono tale valutazione i due ep in oggetto, Shattered Memories e New Horizons, rispettivamente rilasciati in formato digitale a novembre 2023 e febbraio 2024. Tra i due lavori il primo appare il più significativo, non solo per la sua maggiore lunghezza, in quanto dimostra ancora una volta la capacità di Mathieu di sciorinare un black/death doom melodico di grande fluidità e in grado di avvincere l’ascoltatore fin dai primi ascolti. Per l’occasione il musicista di Rennes prova ad ampliare i propri confini compositivi con una canzone bellissima come The Howl of the Damned, dai forti rimandi gothic rock, talmente efficace e trascinante da rendere marginale qualche imperfezione nell’uso della voce in stile McCoy; per il resto Slave to My Own Beliefs si chiude con una melodia chitarristica dall’irresistibile crescendo, Blood Red Horizon è un manuale di death/doom melodico mentre la title track mostra un solido black atmosferico nelle parti più spinte per poi dissolversi nell’ennesimo finale dall’alto carico evocativo.

Il secondo ep consta di due soli brani, di cui il primo, In The Name Of The Dying, si muove sulla falsariga dei primi due episodi del predecessore, mentre These Things That We Are è un elegante strumentale dai sentori post metal.
Nel dire che proprio la brevità di New Horizons avrebbe reso più opportuna la scelta di condensare il tutto in una sola uscita, resta il dato oggettivo che The Fall of Mother Earth è un progetto che, pur senza stravolgere le gerarchie del genere, è in grado di rendersi appetibile ed è quindi fortemente consigliato a tutti quegli appassionati alla costante ricerca di nomi nuovi nell’ambito del doom estremo.

2023/2024 – Autoproduzione

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