Riprendono il discorso da dove l’avevano interrotto due anni fa, i prolifici garage rockers statunitensi Men, giunti in cifra tonda quest’anno con la pubblicazione del loro decimo album complessivo, “Buyer beware“, uscito il mese scorso su Fuzz club records, nonché secondo lavoro ufficiale sulla lunga distanza della band sull’etichetta inglese (non contando il disco dal vivo “Fuzz club sessions no. 20” e la raccolta di semi-inediti “Manhattan fire“, rilasciati tra il 2023 e l’anno scorso) dopo il precedente “New York city” del 2023.
Il quartetto di Brooklyn (composto da Nick Chiericozzi e Mark Perro alla voce e chitarre, Kevin Faulkner al basso e Rich Samis alla batteria) dal 2008 a oggi ha sempre mantenuto una propria identità sonora radicata in un rock ‘n’ roll grezzo, spontaneo e genuino che, col passare degli anni, si è arricchito di nuove soluzioni ed esperimenti, ma alla fine dei giri in avanscoperta, poi, torna sempre sui ruspanti sentieri garage rock di casa. E “Buyer beware” aggiunge un altro tassello al mosaico R’N’R dei newyorchesi che infuria da quasi quattro lustri.
Confermata la partnership con il recording engineer Travis Harrison, il combo riesce a catturare in studio la stessa ruvida energia delle loro esibizioni dal vivo, partendo subito in quarta con l’opener “Pony“, un “assalto ragionato” alla Hüsker Dü corretto da influenze Scandinavian rock (Hellacopters) sparse lungo il long playing (“Tombstone“) che si ripropongono potentemente nella successiva “At the movies“, spingendo stavolta sul versante Hives, mentre la title track incastra nel sound abrasivo un sax, ricalcando un po’ i Saints di “Eternally Yours“. Bruciano di rabbia Detroit Sound le schegge “Control“, “Fire sermon” e “PO box 96“; “Charm” (che vede la partecipazione di Jessica Poplawski alla voce) riprende gli Hüsker Dü di “Zen arcade” e li intinge in salsa Vaselines. Distorsioni heavy-blues à la Jon Spencer corrodono “Black heart blue“, calma apparente si alterna a scariche di violenza Black Flag/Rollins in “Nothing wrong“, l’intermezzo “Dry cicle” ci introduce alla parte finale dell’opera che trasuda potenza hard rock in “The path” e nella conclusiva “Get my soul“.
Da Brooklyn alla Motor City, questo “Buyer beware” (che in italiano si può tradurre come: “Attenzione all’acquirente”, come a dire di vigilare sui destini del mondo che sono stati affidati alle mani sbagliate di cervelli bacati) è un album ricolmo di livoroso rock ‘n’ roll senza compromessi, il cui titolo vorrebbe anche suonare da monito alle masse, per esortarle a tenere gli occhi aperti in questi tempi bui, apocalittici e tragicomici in cui tutto puzza di guerra, soldi e morte, un energico reminder per non lasciarsi travolgere dal delirio di onnipotenza di un manipolo di oligarchi senza scrupoli che crede di poter comandare su questo e altri pianeti, e pretende di decidere per il mondo intero comportandosi come fosse il padrone dell’universo e delle galassie, rispondendo con la sporcizia sonica al loro putridume morale. Il domani potrebbe essere tante cose, ma finché ci saranno band come i Men in giro, non ce ne andremo docili in quella cazzo di notte, ma continueremo ad alzare i decibel e fare casino contro chi vuole oscurarci con le tenebre.