Il secondo album dei newyorkesi The Men è la colonna sonora di un’affascinante discesa agli inferi del rock tra noise, hardcore, indie, country e divagazioni psichedeliche.
Dopo aver piacevolmente impressionato con il precedente lavoro “Leave Home” (Sacred Bones, 2010), i The Men tornano in pista affondando sull’acceleratore come una band che sa ormai il fatto suo e sa sbatterlo in faccia al mondo senza alcuna remora. Questa è l’impressione che si ricava anche solo ad un primo ascolto di questo “Open Your Heart”. Un disco vario, completo e maturo ma anche sfrontato e arrogante in grado di iniettare copiosi dose di adrenalina nelle braccia colabrodo della scena noise indie mondiale, modificandone contorni e contenuti e allargandone orizzonti e possibilità di movimento. Freschissima passione noise, rabbia sgraziata di una hardcore band dei primi anni ’80, esercizi psycho-noise eseguiti alla perfezione e la grazia innata della migliore indie rock band di sempre. Questi gli ingredienti di un album che affascina e rapisce, violenta e rilassa, distrugge modelli e ne erige di nuovi, regala melodie e sferragliate noise che paiono vento fresco in mezzo all’afa.
A partire da quell’apertura un po’ così, che ricorda qualcosa…ma si, è il riff di “Suspect Device” (da “Inflammable Materials” degli Stiff Little Fingers) cazzo! E poco importa, perché quello che segue, “Turn It Around”, è un pezzo talmente bello nel suo dimenarsi tra anfetaminiche chitarre punk-hardcore, graziose melodie indie e sferragliate rumoriste che gli si perdona a mani basse il plagio iniziale. O da quel capolavoro di arroganza hardcore e eleganza indie che è “Animal”, urlato a squarciagola da una voce che ricorda Keith Morris e Jake Burns (un po’ il pezzo che i Fucked Up non sono mai riusciti a scrivere). Il secondo album del quartetto newyorkese è un cuore aperto che pompa e riposa, cullato da un inaspettato quanto pregevole strumentale psych-country (“Country Song”) che scioglie membra e gola in un abbraccio caldo, acido e sognante. Le fa compagnia la bellissima “Candy”, puro classicismo alt-country tra Wilco e Replacements.
Ogni pezzo è imprescindibile e fornisce il suo porco contributo alla riuscita del lotto. La doppietta “Oscillation” e “Please Don’t Go Away” è perfetta nella sua grazia Pixies profanata da certo rumoreggiare Comets On Fire. Impossibile poi non spendere una parola per la title-track, un capolavoro (pop)punk-indie costruito su un altro riff rubato, quello di “Ever Fallen In Love?” dei Buzzcocks. Dal quale riesce però a prescindere, presentandosi come una delle cose più belle che il rock abbia partorito negli ultimi 15 anni. “Cube”, dal canto suo, non ha nessuna paura a sputarti in faccia 2 minuti e mezzo di rabbia rumorista in versione post-hardcore, aprendo curiosamente la strada a una lunga suite di psichedelia noise (“Presence”). Il benservito tocca a “Ex-Dreams”, un capolavoro punk-noise con chitarre “youthiane” e vociare a-la Tim Armstrong.
Se dovessi riassumere il significato di questo “Open Your Heart” direi che è un disco che non ha paura, un album che apre il cuore a 360 gradi sputando fuori rabbia grezza ed eleganza, rumore e melodia, psichedelia, classicismo e sperimentazioni facendone un mosaico sapiente e affascinante. Uno dei dischi più belli del 2012 e un modello per gli anni a venire! Da avere!
TRACKLIST
1. Turn It Around
2. Animals
3. Country Song
4. Oscillation
5. Please Don’t Go Away
6. Open Your Heart
7. Candy
8. Cube
9. Presence
10. Ex-Dreams
LINE-UP
Nick Chiericozzi: chitarra, voce
Mark Perro: chitarra, voce
Ben Greenberg: basso
Rich Samis: batteria