Come sempre accade, parlare con il necessario distacco di qualcuno che, con la propria musica, ha accompagnato quelli che sono stati (realmente) gli anni migliori della propria vita, diventa dannatamente difficile.
God’s Own Medicine, Children e Carved In Sand sono stati tre vinili che hanno letteralmente consumato le puntine del mio giradischi, all’epoca, e ritrovarmi a raccontare del nuovo lavoro di un Wayne Hussey al quale il trascorrere degli anni non ha cambiato neppure più di tanto la fisionomia né, soprattutto, la caratteristica voce, non può che fornire sensazioni contrastanti.
Cominciamo con i brividi, che sicuramente sono quelli che si provano quando Another Fall From Grace si snoda con il tipico trademark chitarristico, aprendo al meglio un lavoro lungo, ambizioso e che rivede all’opera, dopo ventisei anni, ¾ della formazione (manca solo il batterista Mick Brown) che diede alle stampe i capolavori citati; a consuntivo non si può non notare però un pizzico di stanchezza, anche perché 12 brani, con alcuni che superano i 6-7 minuti di durata, vanno a comporre un album lungo e che inevitabilmente soffre di qualche calo di tensione corrispondente, almeno per me, alle canzoni meno legate al vecchio sound (sono orribilmente nostalgico, non ci posso fare nulla).
Dopo la convincente opener, in Met-Amor-Phosis fa bella mostra di sé in qualità di ospite il buon Ville Valo, cantante mai troppo amato dal sottoscritto, ma ovviamente in grado di aumentare l’appeal commerciale del primo brano scelto come singolo (scelta del tutto azzeccata), e Within The Deepest Darkness, Blood On The Road, Can’t See The Ocean For The Rain appaiono sicuramente in linea con la produzione passata, fino ad arrivare alla magnifica e corrosiva Tyranny Of Secrets, brano stupendo (la Deliverance del 2016 ?) che in qualche modo chiude la parte dell’album in cui si fa più scoperta la concessione ai The Mission che furono.
Infatti, a partire dalla cullante Never’s Longer Than Forever, le canzoni che si snodano perdono quella connotazione per approdare ad uno stile che forse più appartiene all’Hussey attuale, fatto di atmosfere maggiormente eteree e in generale slegate dal gothic rock così come lo abbiamo sempre conosciuto: non va mai dimenticato che stiamo parlando di un musicista di vaglia che, in quanto tale, ha tutto il diritto di provare a battere strade differenti, evitando di riproporre all’infinito quella stessa formula vincente in un sound radicato comunque nel passato, ma non quanto molti auspicherebbero.
Resta il fatto che le varie Bullets & Bayonets (questa con qualche richiamo a Children, con le sue orchestrazioni orientaleggianti), Jade e Only You & You Alone sono tracce ugualmente molto belle, anche se un pizzico meno coinvolgenti; un brano come Phantom Pain, posto in chiusura dell’album, con i suoi fiati e certe atmosfere dissonanti appare però un esperimento più che riuscito, quasi che Hussey, nell’accomiatarsi, abbia voluto ribadire quanto, nonostante la facciata costituita dallo storico monicker e dalla ritrovata collaborazione con Simon Hinkler e Craig Adams, i The Mission veri e propri siano quelli del secolo scorso, mentre quelli attuali rappresentano il marchio di un artista che ha scelto, a differenza del suo storico antagonista Eldritch, di continuare a proporre musica inedita anziché limitarsi a portare in tour soltanto i vecchi cavalli di battaglia.
Tracklist:
1. Another Fall From Grace
2. Met-Amor-Phosis
3. Within The Deepest Darkness (Fearful)
4. Blood On The Road
5. Can’t See The Ocean For The Rain
6. Tyranny Of Secrets
7. Never’s Longer Than Forever
8. Bullets & Bayonets
9. Valaam
10. Jade
11. Only You & You Alone
12. Phantom Pain
Line-up:
Wayne Hussey
Craig Adams
Simon Hinkler
Mike Kelly