Quattro likely lad americani originari della città degli angeli, dei New Division non si può dire che non abbondino di entusiasmo e di energie: nel giro di due anni scarsi si sono fatti notare con l’EP “Rookie” e il debutto su lunga durata “Shadows”, riuscendo nel frattempo a fondare anche un’etichetta (la Division 87, ancora però allo stato embrionale) e trovare pure il tempo per alcuni progetti musicali paralleli. Quello che (ri)propongono è un mix bilanciato di vecchio e nuovo, vintage e contemporaneo, senza scadere nel revival o nella strizzata d’occhio di convenienza.
Si può dire che i New Division siano l’esempio vivente di come agli anni 80 (del mondo occidentale) non si sopravviva. Il titolo indica piuttosto didascalicamente l’influsso principale del gruppo – quello della new wave, per l’appunto – con i suoi inevitabili ma sempreverdi toni cupi e artici. Non si fermano qua però, prendendo anche a piene mani dal tripudio di synth e trash della “Italo disco” (sì, avete capito bene). Chiunque nato dopo il 1980, ora avrà alzato il sopracciglio e corrucciato la fronte, niente paura invece perché a svecchiare il tutto ci pensa una patina chill wave che, quasi fosse la DeLorean del Doc Brown, li sbalza direttamente nella più attuale era post-00.
Quello che a parole può sembrare un minestrone improbabile, nei fatti si rivela un connubio perfetto e saggiamente misurato, tanto che – ad un ascolto un po’ superificiale – è più facile che le varie citazioni musicali scappino del tutto, essendo giusto appena accennate e valorizzate nei propri aspetti più positivi. Per una volta però, la superficialità non è il peccato mortale da evitare, visto che – e qui però si entra nel soggettivo – appena si prova ad alzare il livello di attenzione, l’EP comincia a scricchiolare, rivelando difetti e mancanze, stramberie e dissonanze che erano invece sembrate funzionali, se non addirittura salutari, quando passate al vaglio dell’ascolto più distratto.
Analizzando al microscopio i quattro pezzi infatti, si viene ad individuare una ciclicità ossessiva, quasi rituale, basata su una ripetizione forsennata degli stessi ingredienti: le voci sono quasi sempre distaccate e atonali, i synth sono abbondantissimi e si cimentano spesso in crescendo molto marcati, si fa largo uso di clap, campionature di folle in delirio e cori high-pitched ad accompagnare scampanellii e tintinnii vari, che raramente lasciano il posto a suoni dalla tonalità più bassa. Diventa anche complicato creare una distinzione tra i brani, peggio ancora se si vuole inserire qualche valenza gerarchica: hanno tutti la stessa (grande) forza.
È facilissimo rischiare di iniziare ascoltando l’intro di un pezzo e finire cantandoci sopra il ritornello di un altro, ma è innegabile come nessuno dei brani fallisca nel farsi notare e nel tenere alto l’interesse. Trovare quel brano più appariscente, a cui dedicare qualche riga in più rispetto agli altri, diventa un’operazione imbarazzantemente difficile: si scende nel sottobosco della valutazione personale, andando a cozzare contro una gerarchizzazione che, mancando di solide realtà più o meno oggettive, si può solo appoggiare ad elementi magari emozionali, se non persino casuali. La mia scelta, per esempio, è ricaduta sulla titletrack “Night Escape”, forse lasciandomi suggestionare dal feat con Sara del duo ellenico ‘Keep Shelly in Athens’.
Sembra esserci qualcosa di allo stesso tempo tempo terribile e affascinante in un gruppo che riesce a deludere ed emozionare esattamente con le stesse canzoni. Che riesce a fare ‘la stessa roba’ in quattro tracce diverse senza che l’ascoltatore se ne renda conto o ne sia infastidito (con una maestria che farebbe invidia anche agli xx). Che riesce a prendere influenze così trite e apparentemente stridenti, omogeneizzandole in qualcosa di fresco e poco citazionale. Sopprimere, almeno parzialmente, la propria componente razionale per abbracciare del tutto una chiave di lettura più ‘spassionata’ sembra un po’ il contrario di quello che chi pretende di giudicare dovrebbe fare, ma ci sono pochi dubbi che questo sia uno di quei casi in conviene assolutamente farlo.
TRACKLIST
1. Pride
2. Kids
3. Night Escape
4. Start Over