LIMOUSINE BEACH
Cosa direste se vi proponessero un gruppo musicale che riuscisse a fondere Thin Lizzy, Kiss, Van Halen e il glam rock anni settanta ?
Vi lecchereste le dita e brandendo una birra vi lancereste in pista a ballare. Ed è proprio quello che viene da fare ascoltando il debutto dei Limousine Beach, “ Limousine Beach “ sulla newyorchese Tee Pee Records.
Questo debutto è una delle cose più coinvolgente che possiate sentire negli ultimi tempi, abbraccia il meglio dell’hard rock, il glam più lascivo e duro, e anche qualcosa di vicino al punk newyorchese del Cbgb’s, e tanto tanto stile anni settanta. I brani non sono di lunga durata, sono fulminanti e hanno un altissimo tasso di cori e andamento da concerti, ed è il disco dell’anno da cantare in bagno davanti allo specchio, superando di gran lunga Phil Lynott e Marc Bolan. Per tutta la durata del disco non c’è una canzone che sia interlocutoria o un qualcosa che possa anche lontanamente avvicinarsi alla noia.
L’incedere è strettamente americano, puro e duro hard rock americano, certamente le influenze glam britanniche si sentono ma sono rielaborate con le stelle e le strisce. Non si riesce a stare fermi ascoltando questo disco, per un gruppo nato nel 2018 a Pittsburgh intorno alla figura del cantante e chitarrista Dave Wheeler, al quale si sono uniti tre membri del gruppo metal Cruces, il chitarrista Evan Mitchell, il bassista Dan Hernandez e il batterista Dan Bhutta, insieme al chitarrista Jason Sichi dei Fist Fight in the Parking Lot. Il quintetto debutta con il singolo “ Stealin’ Wine “, che è anche la bellissima apertura del disco, e due ep, per poi arrivare a questo debutto.
I giri delle tre chitarre non si fermano mai, e tutto ruota, come ad una festa delle scuole superiori negli anni settanta, non è solo nostalgia ma una vera e propria maniera di interpretare l’hard rock, che poi sta alla base di tanti gruppi odierni, ma i Limousine Beach lo fanno in maniera nettamente superiore e molto divertente. Si percepisce chiaramente che il divertimento sta alla base di questo disco, il quintetto si diverte tantissimo, e altrettanto gli ascoltatori. Non è facile trovare un album di tale spessore hard rock, semplice, immediato e al contempo profondo e duraturo.
Un debutto devastante, che consumerà il vostro immaginario, fra glam e hard rock anni settanta. Da sentire e risentire in loop.
GENGIS KHAN
Terzo disco per il gruppo heavy metal bolognese Gengis Khan, “ Possessed by the moon” su Stormspell Records. La storia dei Gengis Khan ha inizio nel 2012, il loro stile è un gran bel heavy metal classico, incalzante e cantore di storie epiche.
I primi due dischi, l’omonimo “ Gengis Khan “ del 2019 e “ Colder than hell “ del 2021 hanno costruito un suono ben definito, riconoscibile immediatamente, ma il viaggio continua ancora con questo terzo episodio che è differente. Con questo disco i Gengis Khan spiccano definitivamente il volo, anche grazie alla firma con l’etichetta americana Stormspell Records, e lo fanno con un disco con molto epico e molto heavy metal, potente e che fa sognare l’ascoltatore. Il gruppo felsineo è assai legato alla vecchia scuola, eppure non imita soltanto le orme dei gruppi cardine, ma porta avanti un percorso originale e ben definito.
Il suono di questa ultima fatica è molto ben prodotto, c’è molto lavoro dietro e lo si sente, le motivazioni sono molto alte. Il disco è nato nella sala prove del gruppo per essere poi prodotto molto bene da un fine conoscitore della materia metallica come Simone Mularoni ( Dgm, Elvenking Labyrinth, Ancient Bards e tanti altri ), che plasma molto bene la materia metallica dei Gengis Khan.
Il disco è molto ben costruito, le tracce sono tutte coinvolgenti e l’heavy metal è sempre al centro, sia come musica sia come immaginario epico e meraviglioso.
Un disco che porta all’attenzione del mondo heavy metal un gruppo che ha ha sudato e sta lavorando molto, e che produce sempre ottime cose, una metallica sicurezza.