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Recensione : THE QUEEN IS DEAD VOLUME 102- Black Propaganda, We broke the weather, Origod, Shadow Witch, Arhat

THE QUEEN IS DEAD VOLUME 102- Black Propaganda, We broke the weather, Origod, Shadow Witch, Arhat.

THE QUEEN IS DEAD VOLUME 102- Black Propaganda, We broke the weather, Origod, Shadow Witch, Arhat

BLACK PROPAGANDA

Il nuovo ep dei Black Propagnda si chiama “Modern Prometheus” ed esce come di consueto per Nadir Music.

Il gruppo è nato nel 2007 e nel corso degli anni ha fatto dischi e molti concerti suonando con gruppi underground e con nomi grossi, portando sempre avanti un discorso musicale ben definito, thrash groove metal suonato molto bene e con molta passione.

I Black Propaganda erano in pausa discografica da dieci anni, dopo aver fatto uscire il loro primo album sulla lunga distanza dal titolo “Psychological Subjection” e questo disco è molto importante per loro, e ascoltandolo si può affermare che sono tornati come e meglio di prima.

I Black Propaganda sono un gruppo thrash metal con spruzzate di thrash tecnico e groove metal con uno stampo molto personale e sempre ben centrato, un suono arrembante bello carico e con riffs sempre pesanti, e una sezione ritmica che mena e con la voce perfetta per queste situazioni musicali. L’ep è il formato giusto per il ritorno e per farci sentire il presente e il futuro di un gruppo che ha molto da dire e ancora di più da suonare.

Tornare in pista dopo dieci anni di silenzio discografico non è mai facile ma i Black Propaganda lo fanno al meglio. Menzione speciale per la produzione di Tommy Talamanca che come sempre fa risaltare al meglio i gruppi o i solisti che produce.

WE BROKE THE WEATHER

Come dovrebbe essere ormai ampiamente riconosciuto dai nostri affezionati lettori, spesso le gemme musicali più preziose ed inaspettate arrivano dalla provincia, da dove sembra che non succeda mai nulla ed invece ci sono notevoli ensemble musicali.

A corroborare questa sensazione arrivano i we broke the weathEr da Somerville, Massachusetts, gruppo formato da cinque componenti che molto probabilmente hanno firmato il disco prog dell’anno, anche se è davvero difficile definire uno o anche più generi per questo caleidoscopio musicale.

I nostri si sono formati senza avere un’idea ben precisa su quale direzione musicale prendere e si sono messi a suonare, la decisione migliore. Dopo la sorpresa suscitata dal loro debutto omonimo uscito nel 2022, il secondo disco dal titolo “Restart game” che esce per l’italiana Argonauta Records è la conferma e l’ulteriore miglioramento di un percorso musicale molto ricco e variegato.

Il gruppo spazia dal prog rock al prog metal, con una struttura fortemente jazz rock, con forti influenze fusion e con la ferma volontà di andare sempre oltre. Il risultato è un qualcosa che veleggia tra l’alternative, i Coheed and Cambria e i King Crismon, in una forbice musicale che comprende davvero tantissime cose.

Il motore primo di questo disco è la musica progressiva in tutte le sue forme, il desiderio di guardare in alto e di non volersi chiudere in qualche recinto musicale ma spaziare liberi. Partendo dal debutto i we broke the weather sviluppano molti punti che avevano esplorato nel primo disco e aprono altre porte dimensionali per nuove avventure sonore.

Qui dentro c’è una grandissima quantità di grazia musicali, di canzoni ispirate e assai ricche, composte con amore e fare artigiano e soprattutto con grande talento, prendiamo per esempio un pezzo come “Heavens wer a bell”, che esplode con un’eleganza inusitata.

Tutto il lavoro è all’insegna della sorpresa e della meraviglia musicale, in una maniera che difficilmente si può trovare al giorno d’oggi.

ORIGOD

“Impression” è il terzo disco sulla lunga distanza per i torinesi Origod, e viene pubblicato da Argonauta Records.

Gli Origod sono stati fondati nel 2007 e provengono dal fecondo marasma sonoro di Torino, e affondano le loro radici nell’hardcore e nel post metal, proponendo una formula originale che si potrebbe ricondurre al post core. Le loro influenze spaziano dai primi Mastodon fino ai Cave In e agli At The Drive In.

Il loro suono è una colata lavica di riffs e di cambi di tempo, un hardcore geneticamente modificato, con un dna arricchito e molto forte. “Impression” è un album figlio della vita in città e ha quella grande dose di rabbia produttiva che porta a fare ottima musica come in questo caso.

Gli Origod riescono a mettere assieme molto bene molte istanze musicali differenti fondendole in un qualcosa di organico e di molto ben composto. Potenza mai fine a sé stessa, calore attraverso le distorsioni che si fondono molto bene con una sezione ritmica martellante e che è l’asfalto sul quale ci sfregano la faccia. Ci sono molte turbolenze in questo disco, e tutto funziona molto bene, il suono è accattivante e gli Origod si confermano come uno fra i gruppi più interessanti del panorama italiano e non solo.

Ascoltando “Impression” si può captare anche molto grunge fra le righe musicali, un genere che forse sarebbe meglio definire un sentimento musicale che è il substrato di moltissime cose che ascoltiamo oggi e che ascolteremo domani e gli Origod sono qui a farcelo sentire.

Disco che cresce ascolto dopo ascolto, una conferma e un rilanciare.

SHADOW WITCH

Musicalmente guardare al passato di un genere, riuscendo a coglierne l’intimo sentimento è sempre stato importante, a volte è mera iconoclastia, altre rare volte partendo dal passato si riesce a scrivere il futuro e questo è il caso degli americani Shadow Witch. “Eschaton – The end of all things” è il loro nuovo disco su Argonauta Records ed è un gioiello in bilico fra passato e futuro.

Il suono del gruppo di Kingston nello stato di New York è uno stoner doom metal con forti influenze prog e un organo che interviene a ricordarci che questo meraviglioso strumento non si usa solo per la chiesa ma anche per altri rituali.

Il disco è un perfetto riassunto di come si possa attingere da un suono antico, analogico e caldo per portare talune istanze anche nell’epoca moderna in maniera originale e sempre bilanciata, componendo bellissime melodie che si accompagnano a canzoni più cariche.

Ascoltando il disco si capisce come il gruppo riesca, inserendo sempre elementi differenti ed interessanti all’interno dei suoi dischi, a differenziare ogni traccia per portare sempre qualcosa di nuovo all’ascoltatore.

Ci sono tante atmosfere musicali all’interno di questo disco, dal doom bucolico e arcadico a quello più oscuro, a qualcosa dell’heavy metal classico, allo stoner a stelle e strisce vicino agli anni settanta del passato millennio.

Tutto scorre benissimo e in maniera molto piacevole, mentre scorre il film della fine di tutte le nostre cose, perché l’universo continuerà benissimo senza di noi, ma prima della fine ascoltate questo disco che vi stupirà profondamente.

 

ARHAT

Gli Arhat sono un gruppo ucraino che ci propone un death groove metal con influenze thrash e con inserti di musica orientale nel loro nuovo disco “Secret of ancient gods”.

La musica degli ucraini è finalizzata a portarci in epoche quasi dimenticate della nostra storia come umanità, quando antichi dei venuti da lontano dominavano sulla terra, e ai quali noi eravamo molto devoti.

Il disco farò la felicità di noi anime semplici che amiamo il death metal imbastardito con altri generi per un assalto sonoro di tutto rispetto, e il disco è uno di quei pochi lavori metal attuali che senti dalla prima all’ultima canzone senza fare 8475757 cose diverse, e al termine pensi ora me lo ascolto di nuovo e non è poco.

Gli Arhat tengono alta la tensione per tutto il disco, e ci portano in un Egitto molto vicino a quello descritto dai Nile, anche se il gruppo americano è assai più truce in confronto a loro.

Lo stile parte dal death metal per incontrarsi con il groove e con una spruzzata di thrash metal, la produzione è ottima, la bellissima copertina riflette molto bene lo stile che si andrà ad ascoltare : nulla di nuovo o di pazzesco, ma un disco solidissimo e molto divertente.

 

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