ORANGE GOBLIN
Gli Orange Goblin non hanno bisogno di presentazione, sono no dei gruppi più leggendari e trasversali della scena hard rock e metal degli ultimi venti anni almeno. “Science, not Fiction” è il loro nuovo disco per l’altrettanto britannica Peaceville Records.
Il gruppo nacque con un altro nome nella seconda metà degli anni novanta, e partecipò a quel grande revival stoner hard rock e blues che partiva dai Cathedral per arrivare a loro, composto da molti gruppi inglesi. Con il passar degli anni le vicissitudini e la selezione musicale hanno tagliato molta parte di quella scena, ma gli Orange Goblin sono rimasti e non hanno mai sbagliato un colpo, e il perché lo si può sentire in questo nuovo disco, arricchito da una produzione davvero ottima a firma Mark Exeter, uno che ha lavorato con la fonte principale di questo suono, i Black Sabbath e qui porta davvero qualcosa di notevole.
Il suono di questo disco è granitico, la colonna portante come al solito è la chitarra di Joe Hoare e il gruppo è sempre notevolissimo, con la nuova entrata Harry Armstrong al basso. I temi del disco si sviluppano intorno alla triade scienza, religione e spiritualità.
Le liriche sono come sempre interessanti e di alto livello, corroborate da un lavoro musicale eccellente. Gli Orange Goblin sono conosciuti per la loro capacità di coinvolgere il pubblico sia dal vivo che su disco, e pezzi come “Cemetery rats” sono un avvicinarsi all’heavy metal dei primi Iron Maiden con uno stile personale e davvero notevole. “Science, not fiction” è un disco che scava a fondo nell’hard rock e nel metal, senza tante pose ma con tantissima concretezza, forza e passione, per estrarne tesori purissimi e canzoni che non stancano mai.
Questo nuovo lavoro su Peaceville Records, l’etichetta scelta nel 2021 per il prosieguo della loro carriera, rende molto chiaro e lampante che gli Orange Goblin non si siedono sugli allori e non fanno il facile compitino, bensì alzano sempre il livello, producendo un altro disco che spacca tutto e lo fa con grandissima qualità.
S.U.M.O.
Dalla feconda scena hard rock di Piacenza che si sviluppa intorno all’etichetta Orzorock, arrivano i S.u.m.o. con il loro nuovo disco “What a night to be alive”, un lavoro di ottimo livello in campo hard rock e stoner. I S.u.m.o. sono un quartetto consapevole dei loro mezzi, con ottime idee riguardo alle melodie, partono dall’hard rock a stelle e strisce per arrivare ai momenti più gloriosi dello stoner, sempre mantenendo ben salda la loro identità.
I suoni dei S.u.m.o. arrivano dall’unione di cose diverse, ci si può trovare il groove del grunge moderno, giri di chitarra hard rock e college rock, qualcosa dei Queens Of The Stone Age, ma anche pezzi crossover come “K.O. Monitor”, una delle cose più notevoli del disco. Il gruppo piacentino è molto versatile, rimane sempre credibile quando ricerca soluzioni diverse, non è mai ovvio e soprattutto rimane sempre godibile, molto godibile.
Se fossimo in un’altra epoca, mettiamo i primi duemila o meglio ancora gli anni novanta si potrebbe parlare apertamente di gruppo destinato a vendere e a mietere vittime ai loro concerti, mentre invece ora bisogna cercare dischi preziosi come questo, sommersi dalle migliaia di uscite che ci sono in un’epoca di narcisismo musicale.
I S.u.m.o. arrivano dritti al punto, divertendosi e facendo divertire, in maniera fresca e coinvolgente grazie al loro hard rock per un disco che mette in risalto come la provincia abbia spesso una marcia in più in campo musicale.
EL SUPREMO
Gli El Supremo sono un gruppo americano di psichedelia pesante, fuzz, blues e stoner, hanno una marcia in più ed è uscito il loro nuovo disco su Argonauta Records, “Signor morte improvvisa”. Il gruppo nasce come one man band con Chad Elling che compone e suona, e esce un primo demo omonimo nel 2008 con Tom Canning e Neal Stein che si occupano degli assoli di chitarra. Dopo questo disco Chad e Neal vanno a suonare negli Egypt, che terminano la loro parabola musicale nel 2018, al che viene deciso di riesumare El Supremo, ed è un’ottima decisione davvero.
Questo nuovo disco continua nel solco della loro poetica musicale, quattro tracce che fanno sognare ad occhi chiusi, psichedelia pesante moderna al suo meglio, musica libera che vola nell’etere aprendo mondi e facendoci sognare.
Gli El Supremo hanno un tiro speciale, un suono pieno, potente, distorto e influenzato moltissimo dal blues, musica strumentale per cuori malinconici ma che tirano avanti nonostante siano di un altro pianeta emotivo.
La scrittura musicale degli El Supremo è suprema, uno spaziare continuo fra accelerate, ampie visioni d’insieme e autentiche gemme di luce. “Signor morte improvvisa” è un disco che parte dalla tradizione psichedelica a stelle e strisce più profonda e la modernizza, unendola al blues e al fuzz, una fusione a caldo meravigliosa e che rende benissimo.
Queste quattro tracce suonano come un assolato deserto alla fine della strada, un viaggio onirico struggente e finale, terribile quanto bello, potente e catartico. Gli amanti della psichedelia più pesante hanno apprezzato da tempo gli El Supremo e loro regalano sempre grandi dischi, e questo si pone ancora più in alto.