Due gruppi e un solista italiani, tre differenti modi di fare musica, tutti molto interessanti, fra alternative rock, pop urgente e potene, e new wave e shoegaze.
LOVE SHOWER LOVE
“The wave we were (Best of 2002-2009)” in uscita per Gelo Dischi è una raccolta che ha al suo interno tutto ciò che c’era prima dei Love Shower Love, ovvero il passato del gruppo italiano nato come Ashen Wave, proseguito come LaCorte, e divenuta infine Love Shower Love. I Love Shower Love sono una band alt rock formata da musicisti attivi da diverso tempo nella scena indie italiana: Stefano Perfetto (The Crooks, The Twerks) alla batteria e alla voce, Claudio Chiodi (Castelli) alle chitarre, Marco Chiodi (Nails & Castles, Clone Culture) al basso, Davide Genco (One Boy Band, Into the Wild Night) alla voce e alle chitarre e in questa raccolta possiamo trovare tutto ciò che erano e che poi è confluito nel progetto attuale.
Per l’uscita di questa raccolta che segna una svolta nella storia di questo notevole gruppo, viene anche pubblicato “Lido Caina”, un nuovo singolo che segna il ritorno alla lingua italiana nei testi, ed è qualcosa di ottimo, con quel tiro indie rock alternativo di qualità che manca davvero da tanto in Italia. Questa raccolta ci mostra cosa ha portato i Love Shower Love a diventare ciò che sono ora, e sono in continua mutazione anche ora.
Il livello qualitativo non è mai stato in dubbio fin dagli inizi, insieme ad una ricerca sonora curiosa ed onnivora, con il filo rosso della voglia di emozionare l’ascoltatore attraverso le proprie emozioni, che è la cosa più importante.
Nei brani più datati è molto forte l’influenza sonora degli ultimi bagliori del grunge, quello più a stelle a strisce e melodico, e bisogna dire che i nostri ne hanno colto molto bene le linee principali, e non se la cavavano affatto male nemmeno con le distorsioni. “Voice” del 2005 è un pezzo quasi alla maniera dei primi Linea 77, molto nu metal ma con forti radici grunge, molto adatto a far capire l’ampiezza musicale di questo gruppo. I tre pezzi del 2006 “Senza un’anima”, “Visioni” e “Il mio segreto” sono l’inizio di qualche cosa che è bene presente anche nella versione attuale del gruppo, e che ha preso il via qui.
La sezione delle tracce del 2009, che è quella più corposa, è la traccia che ci porta poi al 2017 e all’esordio sulla lunga distanza dei Love Shower Love dal titolo “Common useless mistake” ed è storia odierna. Una raccolta molto piacevole e assai esplicativa nel portarci dentro la parabola sonora dei Love Shower Love, e questa maniera del raccontarla è un modo molto azzeccato di entrare nel suono di un gruppo, getta un ponte fra passato e futuro, con il singolo a fare da presente. Gruppo molto interessante, musica che emoziona.
AMADO
Raramente, ma qualche volta ci si azzecca, e avremmo scommesso che il ligure del ponente Amado avrebbe presto avuto un buon seguito di pubblico e soprattutto avrebbe continuato a pubblicare ottimi dischi come il suo debutto sulla lunga distanza “Riviera airlines”, un lavoro potente, diretto e con quella febbre ed urgenza di comunicare che si sente davvero poco al giorno d’oggi.
Proprio dal suo disco escono questi quattro pezzi riarrangiati e suonati dal vivo durante i suoi tanti concerti dell’estate 2024, che lo hanno portato in tanti posti diversi e che diventano “Live in Riviera 2024” Quattro pezzi che erano già bellissimi su disco, ma che dal vivo sono ancora meglio, e non era facile. Amado fa pop rock, ma la sua anima è totalmente blues, blues nel senso di potenza e di voglia di comunicare, facendolo con una voce unica e che ti rimane in testa come quella dell’amico che ti parla e tu lo capisci anche senza guardarlo, basta sentirlo. Non sono canzonette ma canzoni grandi e belle, sensibili, bastarde e da sentire. Si comincia con “td1c” che funziona benissimo dal vivo e introduce a ciò che è Amado.
La seconda traccia è “Cattelan” dove esplode la bravura nel comporre e nel scrivere di Amado, che qui pennella con tutti i suoi colori e le sfumature, nel suo essere molto più punk di tantissimi altri, ed è una canzone che sarebbe piaciuta molto a Francesca Alinovi, gran bel pezzo. E poi c’è “Babbo”, un pugno al cuore, una canzone dedicata al padre, un qualcosa che ti strappa la pelle, la dolcezza che si sovrappone al dolore, in un continuo mutamento, il ricordo e il vento che soffia troppo forte per riuscire a fermare i ricordi e la sabbia, questo è un pezzo che fa piangere e ridere, è il giro della vita e serve per capire cosa può scatenarti dentro Amado, e sono tantissime emozioni davvero e solo questo pezzo vale tutto il disco anche oltre. Chiude “Milano”, pezzo dal lato ironico e scritta benissimo.
Amado rende bello il mediocre, ha una facilità incredibile di far sembrare facile scrivere e parlare di certe emozioni profonde, e sa poi descriverti benissimo cose comuni per poi cambiare completamente registro nella strofa successiva. Dal vivo poi è ancora più incisivo, con quella voce che ti scava dentro, perché ha scavato prima dentro di lui. Bravissimo.
EPOCA22
Non si può fare granché davanti ad un disco di debutto di new wave e post punk cantato in italiano come “La Città Radiosa” degli Epoca22.
Questi ragazzi hanno un tiro meraviglioso fra new wave e post punk, e il tutto contando anche il cantato in italiano mandano ai pazzi chi ama quel suono che ha fatto epoca tanti anni fa e che nelle sue eccezioni migliori era pazzesco e faceva ballare anche sopra i morti, proprio come fa questo disco. Gli Epoca22 sono Gianluca Durno (voce e chitarra), Mario Tovani(chitarra e cori), Dennis Santacroce (basso) e Sebastiano Pucci (batteria) vengono da Carrara e ti fanno un disco clamoroso, una terapia attraverso musica oscura e con bassi potenti, che mostra la luce usando le tenebre, che fa sognare attraverso riverberi alla maniera del migliore shoegaze.
La loro forza è nel rendere molto personale dei suoni che abbiamo già sentito, e che qui vengono disposti in una maniera che stupisce e che fa sì che non sbagliano un pezzo nel disco, e nel suo insieme suona benissimo. C’è molta grazia in questo disco, ci sono momenti che commuovono da tanto sono belli, ci sono pause e note che riportano lontano, in quei luoghi dove i confini e i contorni sono sfumati e si sente sulla pelle che sta accadendo qualcosa. Le descrizioni di alcuni momenti della nostra vita, di colori, di luoghi e di persone qui sono un tutt’uno con un sentire differente della musica, quel senso che porta a fare grandi dischi come questo, sospeso fra sogno e realtà e molto spesso più sbilanciato a favore del primo che della seconda.
L’uomo, la città e la natura, la notte, i fiori e l’asfalto per un disco che non ha fretta di portarti dove vuole, in quella zona calda e confortevole in mezzo alle tenebre, con qualche luce. La maturità e la freschezza degli Epoca22 vanno di pari passo per un lavoro che si inserisce immediatamente nei migliori di quest’anno e anche oltre.
L’ascolto di “La città Radiosa” è un’esperienza unica e potente, un sogno che diventa realtà e viceversa, un debutto contundente, qualcosa che non si sentiva da anni e anni. Inconscio, new wave, post punk, shoegaze e poesia di altissimo livello. Degna di menzione la fantastica produzione di Gianluca Durno e Mattia Cominotto che continua a produrre dischi incredibili.