AN EVENING WITH KNIVES
Ritornano gli olandesi An Evening With Knives con il loro post metal aggressivo e onirico al tempo stesso, il disco si intitola “End of time” ed esce per Argonauta Records.
Il titolo riflette molto bene lo spirito di questo disco, siamo arrivati ad uno snodo epocale e i nostri tempi potrebbero forse essere la fine non di tutto ma semplicemente della nostra civiltà, come la fine è arrivata per altre civiltà prima della nostra, il problema è che noi siamo estremamente arroganti. Tornando alla musica gli An Evening With Knives sviluppano come loro solito un suono complesso e stratificato, dalla struttura robusta e molto forte, con le canzoni che partono in una maniera per poi finire totalmente in un’altra, con uno sviluppo sempre fecondo e stimolante.
Per descrivere il loro suono, che è originale e da sentire per comprenderlo, si può partire dai Neurosis come base post metal, per poi aggiungere tantissimo altro, dalla psichedelia più hard a qualcosa di quasi desertico. Il terzo disco del gruppo è uno spartiacque ed un nuovo inizio, innazitutto per l’arrivo di un nuovo batterista, Jarno van Osch, e di una nuova ripartenza per uno dei gruppi più peculiari del panorama olandese ed europeo. Introspezione, aggressività, orgoglio, voglia di esplorare, forza e debolezza, vi sono tantissime cose in questo disco, il tutto elaborato attraverso un suono sempre copioso, floridissimo e con aperture melodiche inaspettate e meravigliose.
Una conferma ed un ulteriore passo in avanti per un gruppo unico, per un’esperienza sonora che vi darà tantissimo.
PIG
Ristampa rimasterizzata ed espansa per Metropolis dell’album “Wrecked” di Pig, nome d’arte dell’inglese Raymond Watt, uno dei dischi più importanti dell’industrial ebm degli anni novanta. Il disco originale uscì nel 1996 per Wax Trax una delle etichette più importanti dell’epoca in campo industrial rock e metal. Il disco grazie al sapiente lavoro di Tom Hall agli Abbey Road Studios acquista maggiore forza, con suoni ancora più puliti e devastanti rispetto alla precedente edizione, che era già molto potente. “Wrecked” è un disco di industrial bastardo, ibrido fra macchine e muscoli e sangue umani, con la predilezione al vizio cyber. Il suono è figlio di quel momento della seconda metà degli anni novanta, quando elettronica e chitarre si fondevano spesso, come dimostrato dai Nine Inch Nails o dai Prodigy, dove ha suonato il chitarrista Jim Davies che fu nei meravigliosi Pitchishifter e che ora accompagna Pig sul palco.
Proprio quel suono quasi da videogioco, da club cyber del 2067 perso in qualche città diventata federazione, dove il vizio e la lussuria dominano, dove le malattie non sono state sconfitte ma sono anzi diventate la nuova condizione di salute. In questo disco la mente viaggia velocissima, fra silicio e carne, fra sintetizzatori e voce lasciva, chitarre veloci e distorte e giochi dub in sottofondo. “Wrecked” è la miglior testimonianza possibile di come suonava un disco industrial electro rock di quel periodo, e bisogna dire che suona benissimo ancora oggi, dato che ha tracciato un solco che è ancora vivo e scalciante, sebbene in rare occasioni arriva a questi livelli.
Nel disco c’è anche la collaborazione dell’ex KMFDM Gunter Schulz, di Steve White e dell’ex Nitzer Ebb Julian Benston, a testimonianza di quanta collaborazione ci fosse all’epoca fra i gruppi di questo interstizio musicale.
Questa edizione speciale riporta alla nostra attenzione un disco che è la migliore testimonianza possibile di un sentire e di un’epoca che hanno segnato un momento irripetibile nell’underground a cavallo fra computers e strumenti.
ANDRE’ DRAGE GROUP
André Drage è un batterista, compositore e produttore norvegese, fondatore dell’etichetta Drage Records la cui prima uscita è stato un suo disco solista intitolato “Journeyman” e ora pubblica una seconda uscita con un suo gruppo composto chiamato André Drage Group e composto da André Drage alla batteria, al violino Jørgen Krøger Mathisen, alla chitarra Viktor Bomstad, al basso Petter Asbjørnsen and Vegard Lian Bjerkan alle tastiere. “Wolves” è un potente disco di prog psych duro e puro, tantissime strade musicali che si incrociano e si compenetrano, come influenze si parte dal krautrock e si va al metal in stile Meshuggah, e la direzione è sempre ostinatamente in avanti. Il gruppo suona un hard psych prog sublime, piacevole e molto anni settanta, e il disco sia per tematiche che per musica suona come un album concettuale, opera tipica di quegli anni.
Le sei tracce sono in perfetto equilibrio fra loro, dentro queste note si respira quella libertà tipica anche del jazz, o meglio del free jazz, quel darsi degli indizi per comporre insieme un quadro più ampio e molto più penetrante rispetto alle singole parti. Il lavoro del gruppo è certosino e molto particolare, le intuizioni musicali sono molte e tutte efficaci e fanno viaggiare molto. Grazie alla moltitudine di elementi il disco suona con un’organicità e una forza davvero grande, una vitalità che provoca una panspermia tanto è fertile.
Dentro questo lavoro c’è un fortissimo amore per la libertà musicale degli anni settanta, quella libertà ottimamente rappresentata dal prog e dal free jazz, e questo disco è fortissimamente prog prima di tutto nella sua anima, una struttura portante che è salda quanto fantasiosa. Ascoltare questo disco è immergersi nella meraviglia musicale come non accadeva da tempo, abbandonarsi al flusso, e andare lontano, senza mai guardarsi indietro.