SMOKE MOUNTAIN
Inchiniamoci al doom degli Smoke Mountain, trio della Florida con voce femminile. “The rider” su Argonauta Records è il loro debutto discografico e suona benissimo, doom metal con tutti i crismi e una voce incredibile, un insieme che rende il disco davvero buono e molto bello da ascoltare. Il loro suono è molto particolare e si situa in diversi spazi dello spettro musicale, ovvero la base è fortemente doom, ma sono presenti intarsi provenienti da generi e sottogeneri diversi, come il grunge che è molto presente.
La voce è una ricchezza ulteriore di questo disco, che è una delle cose più originali degli ultimi tempi in ambito musica pesante, riuscendo a coniugare un suono originale, al contempo cavernoso, doom e caldo, potente e sinuoso.
Ogni traccia del disco tiene attaccato l’ascoltatore alla cassa o alle cuffie, gli Smoke Mountain trovano sempre una soluzione sonora che stupisce e lascia soddisfatti, lenti quando c’è da essere lenti e corrosivi, veloci e con un suono easy rider anni settanta molto cattivo in altre occasioni. Nel complesso il disco è una di quelle rare opere musicali che riescono ancora a divertire e a stupire, non c’è tanto da pensare ma c’è tanto da ascoltare, che è la cosa più importante.
Doom e tanto altro, per un gruppo che sta maturando tantissimo disco dopo disco e si sta ritagliando uno spazio importante nel contesto della musica pesante.
WOJTEK
Tornano i Wojtek, uno dei migliori gruppi del rumorismo italiano, con un nuovo ep dal titolo “Nell’abisso del mio io” per Shove Records, Teschio Dischi e la spagnola Violence in the Veins. Questo ep è un ascolto devastante, sludgecore e violenza con testi meravigliosi in italiano, a partire dal manifesto spirituale di “E quando il sole si spegnerà saremo noi a bruciare il cielo” che è uno dei migliori pezzi del sottobosco italiano degli ultimi anni.
Venti minuti di sludgecore suonato con una fortissima attitudine hardcore, urgenza di dire le cose e di viverle, strisciando la faccia sull’asfalto, sanguinando a schizzo sulle vetrine del centro. I Wojtek, nome preso da un orso polacco che combatteva contro i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, sono un gruppo oche aggredisce la musica e battaglia sempre, quelle battaglie di strada vissute nelle tenebre, cercando un equilibrio personale che non è fattibile. Questo ep è un snodarsi nelle nostre viscere, un verme che parte dal cervello ed esce dal culo distruggendo tutto ciò che incontra, un suono incredibile, abrasivo ed aggressivo, un qualcosa che si riesce a stento a contenere nei solchi di un disco, tanto meno in un nastro di una musicassetta o nel codice di un mp3.
Questo lavoro è una pietra miliare della discografia e della storia dei Wojtek da Padova violenta, dato che vede l’ingresso in formazione del nuovo cantante degli Slander Leonardo Amati e il definitivo e meraviglioso passaggio all’italiano nei testi, ed è meraviglia vera. Quattro pezzi incredibili con la finale “Specchio” che è un qualcosa di commovente e doloroso fino alle lacrime, quel dolore catartico necessario a dare uno spazio al nostro io e a quello di chi ci circonda.
I Wojtek producono un ep di quelli che c’è un prima e un dopo, ma soprattutto un durante nell’ascolto di un disco che lascia davvero qualcosa in chi lo ascolta, nipote dell’hardcore italiano degli anni belli, per uno spirito che muta e che continua ad uscire con violenza dagli amplificatori in fiamme. Piccolo capolavoro di rumore, sangue e sudore, fa male e benissimo.
Recensione: Wojtek – Hym for the Leftovers