The Queen Is Dead Volume 25 –
- Vexillary
- Rhys Fulber
- Christian Hornbostel
- Jose Rodriguez
- The Moment KLKTV
I Vexillary sono di New York e fanno Ebm mista a techno e a darkwave, e già questo è assai notevole. Full Frontal Lunacy è il loro debutto sulla lunga distanza pubblicato dalla Con:Trace, ed è un disco fortemente ebm nella sua essenza e nella sua epifania. L’ebm è una branchia assai viziosa del mare magnum dell’elettronica, là dove si incontrano e copulano elettronica, new wave, qualcosina del metal soprattutto nei tempi serrati, techno e tanto altro. Per conoscere l’ebm, acronimo di electronic body music essendo una musica fortemente legata al corpo umano nonostante sia proiettata all’incontro fra macchina e cellule, bisogna ascoltarla e questo disco è un ottimo inizio, perché non è strettamente ebm ma guarda con molta curiosità ad altri generi e sottogeneri. Full Frontal Lunacy mette l’ascoltatore alle corde, è incalzante, è un nuovo mondo che eiacula microchip mentre fuma oppio sintetico disteso sul bordo della fine. I Vexillary sono bravissimi a cogliere ciò che meglio si accompagna al loro discorso poetico e musicale, bassi pulsanti e sintetizzatori lanciati a folle corsa nello spazio, il tutto con una produzione strepitosa e una classe superiore. Il disco è violento, dolce, disperato, blues di macchine che vivono in simbiosi con le cellule e le sinapsi di un animale che non riesce a morire, ma perpetua i propri sbagli. Una botta di elettronica maligna, che segue i loro ottimi eps precedenti.
Rhys Fulber è un musicista e produttore canadese, che collabora con un gruppo sublime come i Front Line Assembly e i Delerium, e come produttore ha lavorato con i Fear Factory i Paradise Lost e gli industral hardcore Youth Code. Ma non solo, signore e signori, perché Rhys Fulbero produce anche ottimi lavori sotto il suo vero nome, come il presente Brutal Nature per Fr Recordings. Rhys è una produttore che ha tante idee e molto chiare, un fiume straripante di musica e di elettronica, e qui ci porta per mano in un mondo fatto di techno con un basso molto potente, con linee melodiche fatte con i sintetizzatori che creano un perfetto contrasto con i suddetti bassi potenti. Il suo progetto non finisce qui, perché troviamo una grande componente ambient che fa diventare il tutto una narrazione coerente con quello che ha in testa Rhys. La sua techno è molto particolare, attinge molto dall’immaginario cyber, e si aggancia per qualche elemento della tabella musicale con l’aggrotech e con quel suono che lui porta avanti con i Front Line Assembly, un gruppo che presenta molte sfaccettature. Brutal Nature è un ottimo lavoro, con uno spettro ad ampio raggio, composto e prodotto durante la pandemia con apparecchi meno potenti rispetto a quelli in studio, riuscendo a cogliere perfettamente la schizofrenia di questi tempi. Certi pezzi sono stati creati in mezzo alla natura, da qui alcune atmosfere e il titolo del disco. Chiude il disco una potente traccia ebm con una devastante Sara Taylor dei Youth Code alla voce. Oscurità e bassi.
Christian Hornbostel è un veterano della scena elettronica europea, e ha collaborato con i grandi nomi della scena trance techno degli anni novanta. E’ passato molto tempo e molta musica da quei tempi e Hornbostel ha mutato la propria traiettoria, arrivando a produrre Liber Prodigiorum sulla sua etichetta Praediktat Records. Il nuovo disco arriva dopo i precedenti Liber Secretus e Liber Tertius, ed è un disco di techno chiara e pulita con un anelito verso l’esoterico e anela alla altitudini. Hornbostel disegna momenti di techno che apre le menti grazie ai suoi molti elementi e all’indubbio talento. Qui la techno non è mero stordimento ma è una tavolazza di colori che viene usata per elevare l’ascoltatore, è un mezzo per crescere, e non un’imposizione di chi la produce. Nel disco ci sono momenti più veloci, altri maggiormente intensi e anche dolci o ambient, ci sono bassi che vibrano veloci ma che puntano sempre in alto, verso l’obiettivo migliore.Una traccia come Elementum Primum si incolla alle sinapsi di chi l’ascolta, poiché contiene tutto ciò che ci fa amare certa techno, con i vari movimenti all’interno della canzone. Le tracce di Liber Prodigiorum, notevolissima anche la copertina, sono adatte a diversi gusti elettronici, dato che fondono diversi elementi di stili differenti. Opera di conoscenza per adepti che vogliono apprendere ballando, è davvero un libro dei prodigi sonori.
Jose Rodriguez fa il suo debutto sulla lunga distanza per Redlight Music con Inner Alchemy, un lavoro con una techno composta da suoni innovativi e assai godibili. James sta compiendo un percorso spirituale molto ampio e completo, partendo dalla lettura del Kybalion e dei Chig, passando attraverso meditazione e Qi Gong, per arrivare a leggere le varie realtà attraverso la filosofia ermetica, un sapere molto antico che ci arriva anche in maniera inconsapevole , come questo disco. La sua techno possiede davero svariati livelli di ascolto e di lettura, da quello più essoterico a quello esoterico, più nascosto. Il nativo di Elche, nei dintorni di Alicante, è stato per anni una figura prominente nella scena della zona, e ora con questo disco alza notevolmente il livello del discorso. La sua techno è davvero differente, un qualcosa sempre in movimento, con un basso a vibrazioni uniche, e molte reminiscenze dagli anni ottanta e dagli anni novanta, che contribuiscono a creare uno stile unico e molto potente, immaginifico e visionario seppur minimale. Il titolo Inner Alchemy contiene già molto del senso del lavoro, ovvero quell’insieme di spiritualità e lavoro su sé stessi le influenze esterne e la dottrina nascosta che si rivela dopo un costante lavorio, senza magia. Tutto scorre, tutto cambia e muta senza mai morire, vivere è imparare a morire assaporando il momento presente e questo disco è qui per ricordarcelo. Un lavoro notevole, con dei momenti entusiasmanti, ad esempio Koan è un pezzo che rende tributo agli Underworld e ai Leftfield superandoli però nettamente. Profondità ermetismo e techno divina.
The Moment KLKTV è un duo internazionale formato dal messicano di Guadalajara Alejandro Fournier e dal tedesco di Stoccarda Michael Rittner. Insieme hanno prodotto questo loro secondo disco, Be A Bridge per la sempre bellissima Broque. I due si conobbero prendendo parte ad un collettivo di artisti nella assolata Guadalajara, cominciando a scambiarsi idee e a produrre musica nonostante le distanze. E che musica. Il loro stile oscilla in uno spettro molto ampio, dal synth pop alla techno cantata, passando per un qualcosa di molto simile al trip hop e persino momenti jazzati, o ambienti di ampio respiro. Il tutto con un fortissimo tocco di pop, che è la colonna portante del progetto, pop fatto con molto stile e grande gusto. Nel disco possiamo anche trovare molti stilemi della house anni ottanta, il tutto riadattato ai gusti del duo, e sono gusti sopraffini. La loro musica riprende molto il titolo del disco, essere un ponte fra generi e stili diversi, ed è un’opera fatta da persone che hanno viaggiato molto e che si arrochiscono grazie alle diversità e alle particolarità di ognuno. Un disco diverso, ricco, vivo e con tantissimi angoli nascosti da scoprire e ascoltare. Molto oltre il synth-pop.