Dopo alcune puntate di The Queen Is Dead in campo elettronico, con questa puntata torniamo alla nostra amata musica pesante, composta di riff, viaggi e paranoie. Siamo in casa di Argonauta Records, una delle etichette più lanciate nell’iperspazio con sede fisica in Italia, più precisamente ad Arenzano in provincia di Genova.
BENTREES
Qui parliamo di alcune loro ultime uscite. Cominciamo con i Bentrees, un duo sardo di psych fuzz stoner dilatato al massimo, un’impalcatura sonora che permette numerosi viaggi mentali di alta qualità, sei tracce di ampio respiro. Il duo sardo è al secondo disco, dopo il debutto intitolato Psychollage, e tanti concerti con nomi prestigiosi. Two of Swords è un disco di batteria, chitarra e voce, tre elementi molto semplici che si vanno a fondere in maniera sublime con testi incentrati sui misteri, siano essi della vita o del cosmo che ci ospita.
Il passo musicale dei Bentrees è placido ma incisivo, marcato da una forte impronta di blues e di stoner, con un disegno ben preciso in testa e tanta, tanta pratica in saletta : suonare, far viaggiare e divertirsi.
Il loro suono è come camminare sulle nuvole di un’epoca dove tutto non è al suo posto perché ogni cosa segue la sua natura e quindi fluttua, in un continuo rimando di possenti riffs e di batteria che segue lo spirito più che lo spartito. Un disco che conferma quanto di buono fatto nel precedente e che soprattutto fa capire che questi due sardi sono come le cose e le persone sarde : unici.
WHEN THE DEADBOLT BREAKS
Con il prossimo lavoro andiamo negli Usa, e più precisamente in New England, stato della costa est.
Il New England è sempre stato uno stato atipico se comparato alla moltitudine degli altri stati, e in campo musicale lo è ancora di più. Al suo interno vive e lotta una scena metal underground molto viva e scalciante, con una grande propensione per doom e dintorni come ci hanno già dimostrato diversi gruppi sempre su Argonauta Records. I When The Deadbolt Breaks sono un gruppo peculiare nella già particolare scena del sottobosco metal del New England.
I nostri sono attivi da più di quindici anni, e hanno cinque album in studio nel loro repertorio, ma questo sesto disco è davvero speciale. As Hope Valley Burns è il loro manifesto sonoro, il loro spingersi oltre, sperimentando e arrivando là dove non erano mai stati.
Il trio trattiene il respiro e butta il cuore oltre l’ostacolo, portando con sé tutto il proprio bagaglio sonoro, doom, stoner,e un metal surreale di grandissimo impatto, e vanno oltre. Questo loro lavoro fa storia a sé stante, ogni pezzo è una storia ben distinta, ora brutale, ora di più ampio respiro ma sempre nell’inferno sonoro. Nel disco è presente una febbre sofferente, un ribollire dentro fiamme che possiamo vedere sotto forma di sofferenze quotidiane che ci sembrano normali dopo anni.
Un pezzo come So Lost Are We è un macigno, una traccia di quel genere che rimane indelebile nella memoria di ogni amante della musica pesante. Anche il mixaggio è differente e veste il gruppo come un guanto sopra un pugno infernale.
Disco che non guarda nell’abisso, ma è l’abisso stesso.