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Recensione : The Queen Is Dead Volume 4 – Argonauta Records Wild Bunch

The Queen Is Dead Volume 4 - Argonauta Records Wild Bunch: [vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_a...

[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]Argonauta Records è un’etichetta ligure che leggete spesso sulle nostre pagine, ci piace molto sia per la sua qualità sia per la varietà delle sue proposte, e dato che è anche prolifica ecco qui una bella ammucchiata delle sue ultime uscite.
Partiamo con il trio pisano Otakusuite, in precedenza erano i Questionmarks fino al 2017.

Eggs è il loro debutto sulla lunga distanza, è un lungo e lussurioso viaggio psichedelico, dove i Primus incontrano dei jazzisti in acido che hanno a loro volta invitato per infinite jams dei vecchi hippies.

Il risultato è molto originale, musica intesa come flusso di coscienza e come elemento per far nascere qualcosa all’interno dei nostri cervelli. Le tracce possono essere ascoltate separatamente o insieme se si vuole, la vostra scelta come la musica dei tre pisani è totalmente libera, per un disco che è una sorpresa molto piacevole. Andiamo avanti con l’ep di debutto chiamato Infinite Patterns per gli Ockra, grupp oche un piede in Svezia e l’altro in Germania.

La testa l’hanno investita per andare a ricercare svariati mondi con il loro doom influenzato fortemente dal prog, tanto che i due generi si scambiano le posizioni molto spesso con ottimi risultati. Come si può ascoltare molto chiaramente nel singolo Ruins il loro incedere è lento, possente e decisivo, con intarsi melodici che fanno andare alla tradizione del miglior prog scandinavo, con la grande aggiunta come ospite della voce femminile di Ammy che è una cantante punk dalle grandi possibilità. Consigliato a chi vuole andare oltre la canonica concezione di doom.

Arrivano dalla caldissima Florida terra anche di notevoli vibrazioni metalliche, i Smoke Mountains anche loro al loto primo disco Queen Of Sin, una colata lavica di maledizioni e distorsioni sonore, con le chitarre che sono basse come dei pipistrelli sulle vostre teste. Musica fortemente ispirata agli anni settanta, fatta da tre familiari che hanno deciso di portare un po’ di oscurità nei vostri stereo con storie occulte e riff in stile fuzz e doom che vi si attaccano alla testra come antiche maledizioni, il tutto con un forte retrogusto blues. I norvegesi Kite sono invece al secondo disco, che si chiama Irradiance, e li conferma come un gruppo che partendo dallo sludge fatto in maniera personale, arriva molto lontano. Non hanno fretta, il rumore e la pesantezza sono controllati, ponderati e ben prodotti per fare ancora più male. Il cantato è molto inusuale per lo sludge e arricchisce notevolmente il tutto, e si combina molto bene anche con degli interventi di moog e altri sintetizzatori che rendono Irradiance una prova mai banale e molto ipnotizzante.

Da lidi sludge saltiamo al doom psichedelico e bello spesso dei Molasses Barge da Pittsburgh, che con la seconda opera A Grayer Dawn intendono scolpire il loro nome e i loro riff nel cervello dell’ascoltatore. Doom, psych e stoner per un suono pesante tipicamente americano, frutto di una grossa tradizione che contiene elementi inediti, come la voce che è molto incisiva, e tutto il gruppo contribuisce ad un qualcosa a cui anche la definizione desert calza molto a pennello.
Da Verona ecco i Megatherium, gruppo con la loro seconda avventura God che non lascerà indifferenti gli amanti della pesantezza granitica, con un tocco di Meshuggah rallentati e qualcosa della mistica dei Neurosis. Doom, sludge e molte tenebre per una miscela sonora che non è inedita ma che i Megatherium trattano in maniera molto originale e senza mai far cadere l’attenzione dell’ascoltatore, anche se i brani sono tutti di lunga durata, poiché possiedono lunghe concatenazioni sonore.

Gli Ocean Chief provengono dalla cittadina svedese di Mjölby e fanno doom con allucinazioni sonore, cambi di tempo e di atmosfera per far viaggiare la mente dell’ascoltatore. Den Tredje Dagen è il loro sesto disco, e forse la loro opera completa e maggiormente definita, per un gruppo che porta nelle sonorità doom pesanti anche l’immaginario nordico della loro terra, se non li conoscete sono caldamente consigliati.

Chiudiamo questa ammucchiata delle nuove uscite Argonauta Records con i Graveyhard che con Pathbuilder sono al terzo disco, e sono una macchina molto cattiva che macina stoner, metal e hard rock, con un tocco di grunge che come al solito rende migliore tutto.

Gli originari di San Cristoforo, frazione del comune di Pontremoli sulla via Francigena, sanno come si organizza una bella messa rumorosa e con un tocco della Louisiana che tanto ci piace confezionano un gran bel disco.

Sono molto affiatati e ciò si sente molto bene, un disco da sentire al massimo volume possiible.
Per questa volta è tutto, grazie a presto.

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