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Recensione : THE ROUTES – GET PAST GO! / LEAD LINED CLOUDS

Sta diventando una piacevole abitudine, quella di avere un appuntamento, almeno una volta l'anno, con l'arrivo di nuovo materiale registrato dai garage/psych rockers brit-giapponesi the Routes.

Sta diventando una piacevole abitudine, quella di avere un appuntamento, almeno una volta l’anno, con l’arrivo di nuovo materiale registrato dai garage/psych rockers brit-giapponesi Routes. Del resto, il talento e la creatività non mancano al leader Chris Jack e soci: dopo un 2021 contrassegnato dalla pubblicazione di ben tre Lp (di cui due interamente strumentali) e un 2022, appena terminato, che li ha visti cimentarsi in un divertente e riuscito esperimento di un album di cover dei Kraftwerk in chiave strumentale surf rock, oggi il duo Christopher Jack (chitarra, basso, organo, voce)-Bryan Styles (batteria) dà alla luce due long playing freschi freschi. Si tratta del full length completamente strumentale “Get Past Go!“, uscito su Otitis Media Records, e “Lead Lined Clouds” (Otitis Media e Soundflat Records) quest’ultimo composto da dieci brani nei quali si riascolta l’ugola scozzese (ma trapiantata da anni in Giappone) del factotum del progetto, il frontman Chris Jack.

 

Get Past Go!” (che in versione CD contiene una bonus track) presenta dodici pezzi in linea con la passione del gruppo per la musica strumentale, muovendosi sui consueti territori surf e garage stomp/twang/spaghetti western influenzati da Ventures, Dick Dale, Link Wray, Trashmen, feeling tropicale e tutto l’universo delle compilation “Strummin’ Mental“. Dovendo riassumere l’insieme di tutti i pezzi che compongono il lotto, spicca “Like a knife“, la preferita di chi vi scrive.

Maggiore carne al fuoco presenta “Lead Lined Clouds“, di fatto il tredicesmo Lp dei nostri, che ci propongono dieci brani in cui vengono sviscerati temi di universale attualità come l’austerity, la corruzione, il passare inesorabile del tempo, la propaganda, i social media e la salute mentale. Rispetto a dischi del recente passato come “Mesmerised“, focalizzati maggiormente sulla psichedelia chitarristica riverberata, in “Lead Lined Clouds” il sound elettrico si affianca a quello dell’organo, che lentamente sale in cattedra con lo scorrere delle tracce e diventa caratteristica peculiare di questo long playing, insieme ai testi – urlati – di Jack. Ai tradizionali paragoni coi mostri sacri del Sixties garage rock (Seeds, Count Five, Standells) si affiancano nuove eclettiche influenze punk/post-punk à la Stranglers e Fall (soprattutto nella title track e in brani come “Shrunken heads” e “Inside out“) che rasentano punte di quasi shoegaze stonato degli Spacemen 3 fatti di speed in “No good” o i Pink Floyd Barrettiani in “Seen Better Days“.

Un passo alla volta, mattone dopo mattone, i Routes vanno sano e lontano, aggiungendo a ogni prova qualche nuovo elemento sonoro ma senza cambiare stile, per arricchire una formula che sembra voler diventare, via via, più variegata e meno stereotipata rispetto alle classiche proposte delle altre surf/garage/psych bands. Revival ma non troppo, evoluzione leggera ma costante, influenze del passato ma zero operazioni nostalgia, semmai la missione è quella di suonare il garage rock di oggi, con rimandi all’epoca d’oro del genere, ma riallacciandosi ad elementi vintage in modo da preservare il buono di certe tradizioni musicali, farle conoscere e poi tramandarle ai posteri attraverso tante gemme (note e/o oscure) rielaborate e shakerate in un cocktail per i palati delle nuove generazioni che non erano nate ai tempi di Syd Barrett, Monks, 13th Floor Elevators, Shadows of knight, dei Ventures o di Dick Dale, ed erano appena in fasce o piccoli poppanti ai tempi del Sixties garage revival di Fuzztones, Unclaimed, Vipers, Outta Place e in anni in cui un Jonathan Richman o un Mark E. Smith facevano furore.

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