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Recensione : The Sex Organs – We’re fucked

Se volete farvi quattro risate, ma senza rinunciare all'energia di un rock 'n' roll ruspante secondo lavoro sulla lunga distanza del folle progetto Sex organs

Se volete farvi quattro risate, ma senza rinunciare all’energia di un rock ‘n’ roll ruspante, cercando tra i dischi più divertenti e spassosi di questo 2024 (che sta per volgere al termine) senza ombra di dubbio trovereste pane per i vostri denti sollazzandovi coi solchi di “We’re fucked“, secondo lavoro sulla lunga distanza del folle progetto Sex organs, un pittoresco duo svizzero-olandese composto da chitarra-voce e batteria-voce che suona “intergalactic rock n’ roll from outer space” (formatosi nel 2013 e mandato in avanscop…erta sul pianeta Terra, intercettati dalla NASA come emissari della galassia di Andromeda!) che da un decennio a questa parte va in scena col chitarrista travestito con un costume da pene gigante e la batterista da vagina dentata (!).

Questo goliardico moniker (dietro il quale, in realtà, si celano “Bone” alla chitarra, detto anche “Dickus Maximus“, e la frontwoman degli svizzeri Jackets, Jack Torera aka Jackie Brutsche, qui in veste di “Vagina dentata” a pestare i tamburi, insieme al canto sguaiato) ha stimolato ed eccitato – è proprio il caso di dirlo – le platee dei vari club e festival garage rock nel corso degli ultimi due lustri, col loro Lo-Fi Trash rock ‘n’ roll (condito da un linguaggio sconcio e un immaginario da B-Movie che fa del cattivo gusto una religione) suonando anche in musei e festival cinematografici, registrando il primo full length nel distretto a luci rosse di Amsterdam e venendo banditi dal famigerato castello di Dracula in Transylvania.

E ovviamente, quale etichetta (anzi, “human slave label“, come viene definita dai nostri) poteva pubblicare questo materiale così poco politically correct, se non la elvetica Voodoo Rhythm Records? Se siete irrecuperabili reietti della società e/o balordi outsider in cerca di gente, situazioni e vibrazioni musicali altrettanto anticonformiste che operino fuori dai circuiti mainstream, siano suonate con imperizia tecnica e in bassa fedeltà, incuranti di virtuosismi e altre seghe mentali, e che trasudino sporcizia musicale, “morale” e concettuale, allora la Voodoo Rhythm è quello che fa per voi, ed è una garanzia per soddisfare la vostra fame di R’N’R scassato e sgangherato, ringraziando sempre l’ideatore di questa depravata giungla elettrica, il mitologico Reverend Beat-Man, leggenda vivente del rock ‘n’ roll underground, oltre a essere una continua fonte di ispirazione per chi vi scrive (cioè uno sfigato che ha mutuato quasi per intero il suo nickname in segno di affetto e perversa ammirazione).

Uscito nel marzo di quest’anno, arrivato a sette anni di distanza dall’Lp di debutto, “Intergalactic Sex Tourists“, e registrato e mixato tra Francia (da Lo’Spider agli Swampland Studios) e Italia (col mastering di Matteo Bordin agli Outside Inside Studio) “We’re fucked” ci schizza addosso (ehm…) mezz’ora di futuristic primitive sexy trash garage punk con titoli esilaranti come “Let’s fuck around“, “Where is my dildo“, “Vagina dentata“, “Fuck all the time“, “Asshole” (che sembra riprendere il groove della celeberrima “Tequila” dei Champs, logicamente in una variante più “svergognata”) “Nipple twister” o la title track, che come groove sonoro potrebbe rappresentare la “I’m cramped” di questi due sextraterrestri.

Spogliamoci così senza pudor, ripensando il sesso in maniera positiva, libera, giocosa e disinibita (purché consenziente, sempre, che è cosa differente dai degradanti “Calippo tour” o altre tristezze “alimentari” simili, finite in questo periodo al centro della cronaca) con la convinzione che l’amore possa ancora salvare il mondo: sembra essere questa la “missione” dei Sex organs, e se il mondo intero sta andando a puttane (letteralmente e metaforicamente) e un titolo come “We’re fucked” è particolarmente appropriato per descrivere i tempi di merda in cui stiamo vivendo, questi dodici brani potrebbero essere la colonna sonora perfetta per andare incontro alla fine dei nostri giorni su questo pianeta malandato. E siccome lo slogan “Fate l’amore, non fate la guerra” sembra troppo scontato, oggi è più realistico affermare che: tra non molto tempo ci toglieremo dai coglioni, ma almeno lo faremo col sorriso.

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