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Recensione : The Ward – Part Of Humanity

La furia e l'impatto di Part Of Humanity e l'approccio moderno della parte orchestrale, portano inevitabilmente a specchiarsi con i gruppi che negli anni hanno valorizzato l'amalgama tra la musica estrema e la parte sinfonica, senza sacrificare impatto e violenza

Part Of Humanity è un’opera che avrebbe fatto sfracelli nella prima metà degli anni novanta, quando il death metal orchestrale andava come il pane, sopratutto per merito dei gruppi provenienti dai paesi bassi( Primi The Gathering e Celestial Seasons, per esempio).

In questi anni dove resiste ancora il melodic death metal di scuola scandinava o il più cool metalcore, i gruppi che si approcciano al genere che amalgama, death, doom e sinfonie oscure, non sono poi così tanti, a meno che, non si scavi nell’underground, alla ricerca di piccoli gioielli come, da un po, fa la Metal Scrap, sopratutto rivolgendo il suo orecchio all’est Europa.
E’ dalla Moldovia (Tiraspol) che arrivano infatti i The Ward quintetto dedito ad un death metal orchestrale di ottima fattura, che non disdegna un approccio aggressivo dalle tinte dark, meno doom dai maestri olandesi, ma molto simile nell’uso delle sinfonie.
Part Of Humanity è il secondo lavoro sulla lunga distanza, il gruppo ha già dato alle stampe due Ep ed il primo full length; Rejection Of Insanity uscito ormai tre anni fa, continuando nel suo percorso musicale, che affascina non poco, tra violente parti death metal, strutturate su di un tappeto di melodiche sinfonie, dall’appeal elevato, non mollando il mood che si mantiene estremo per tutta la durata del disco, anche per il solo uso del growl.
Atmosfere oscure e “spaziali” sono create dall’ottimo uso delle tastiere, ad opera di Artmiss, dimenticatevi assolutamente sinfonie gotiche, il sound dei tasti d’avorio ha nell’approccio moderno il suo trademark, mentre lo sferragliare degli strumenti elettrici, creano atmosfere da battaglia, in uno tsunami di suoni estremi old school, ed ottime parti dove la pesantezza del death, viene limata da inserti di pacata musica velata da un sottile strato di nero incedere dark oriented.
Le chitarre, ingaggiano una lotta per regnare sul sound con le tastiere, mentre le ritmiche mantengono velocità al limite e potenza da veri deathsters.
Ne escono brani affascinati e piacevoli, il gruppo moldavo è maestro nell’amalgamare il tutto, senza perdere un’oncia in impatto, che rimane devastante per tutta la durata dell’album.
Ottimo il growl, cavernoso e brutale del bassista Disembowel, protagonista su tutti i brani con la parentesi Flakes Of Rapture, penultimo brano, ed unico dove compare una female vocal.
Un sound estremo debordante (Megiddo e Towards Extinction) elegantemente sinfonico è la qualità maggiore delle tracce incluse in questo lavoro, che ha nelle magniloquenti Death Monastery, la title track e Issued Blood le top songs dell’opera.
Le influenze, come detto, sono da riscontrare nelle band nord europee di primi anni novanta, ma non solo: la furia e l’impatto di Part Of Humanity e l’approccio moderno della parte orchestrale, portano inevitabilmente a specchiarsi con i gruppi che negli anni hanno valorizzato l’amalgama tra la musica estrema e la parte sinfonica, senza sacrificare impatto e violenza.

Tracklist:
1. End of Time
2. Megiddo
3. Towards Extinction
4. Under the Fire Garden
5. Death Monastery
6. The Ultimate Dream
7. In the Depths of Theories
8. Part of Humanity
9. Issued Blood
10. Flakes of Rapture
11. The Beginning of..

Line-up:
Disembowel – bass/vocal
Dryth – guitar
Alan – guitar
Artmiss – keyboards
Cyber – drums

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