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Recensione : The White Mega Giant – Twmg

Gli otto brani proposti, infatti, pur affondando le radici nel post rock, rompono la rigidità del genere lasciando ampio spazio all'elettronica e provando ad intraprendere percorsi differenti

I The White Mega Giant sono in tre, vengono da Padova, fanno post rock e hanno già un disco all’attivo (“Antimacchina”, 2011). Detto questo, il loro nuovo lavoro, battezzato semplicemente TWMG, riprende le influenze post rock del passato per deviarle con forza su sentieri più elettronici e sintetici, dando vita a otto intensi brani. L’album, come il precedente, è in uscita per Shyrec Records.

L’elettronica lievemente crescente di Hubots Pt. 1, accompagnata dall’impersonale parlare robotico, introduce il lento e caldo espandersi di chitarre e batteria di Hubots Pt. 2, lasciando che a proseguire siano gli echi M83 dell’eterea e accattivante Heart Beat Quantize.
I quasi tre minuti di pianoforte di Analog, invece, aprono all’intensa emotività della complessa e stratificata Pulse Rate (batteria in primo piano, chitarre e synth alle spalle, voce in lontananza a rischiarare il paesaggio), mentre i quasi dieci minuti di Substitute, suddivisi in due parti (la prima viscerale e coinvolgente, la seconda sognante e delicata), aprono ad Automaton (un secondo intermezzo di pianoforte) e al lento respirare sintetico della conclusiva e viscerale Meccatronica.

Con questo secondo album i The White Mega Giant confermano in tutto e per tutto l’alta caratura del loro talento. Gli otto brani proposti, infatti, pur affondando le radici nel post rock, rompono la rigidità del genere lasciando ampio spazio all’elettronica e provando ad intraprendere percorsi differenti. Il risultato finale è ottimo e perdersi nell’emotività siderale di TWMG è un’esperienza che vale la pena fare almeno una volta.

Tracklist:
01. Hubots Pt. 1
02. Hubots Pt. 2
03. Heart Beat Quantize
04. Analog
05. Pulse Rate
06. Substitute
07. Automaton
08. Meccatronica

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