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Recensione : Tim Hecker – Virgins

Nuova opera per questo grande musicista, che si pone più come creatore di atmosfere che come musico tout court. Non c'è mai vera tranquillità nelle sue opere, sebbene si possano definire ambient, permeate di ciò che chiamerei ostilità, altresì detta vita.

Virgins, a partire dalla copertina ci mette di fronte a ciò che siamo, bestie con la ragione. Hecker coglie in pieno il significato della musica come narcolessia, come stato di fantastica alterità come se fosse indotto da droghe.
Questa musica è fatta per sottrazione e contiene molta realtà, molti momenti che si sgretolano dalle mani. Principalmente è stato registrato dal vivo con svariati ensemble. Questo disco giunge dopo”Ravedeath, 1972” ed è stato registrato in tre periodi tra Reykjavik, Montreal e Seattle. Distorsioni, pozzanghere piene di acqua sporca, tramonti tossici, qui c’è tutta una sofferenza messa in musica con molto genio. Hecker è un compositore, un’anima tormentata che arriva là dove la vostra tranquillità e sicurezza non vi fa vedere ciò che già incombe su di voi. Se volete giocare a scacchi con i vostri demoni, fumare realtà con le vostre sconfitte, questo è il luogo.
Potenza e entropia senza risposta.

Tracklist:
1 Prism
2 Virginal
3 Radiance
4 Live Room
5 Live Room Out
6 Virginal II
7 Black Refraction
8 Incense at Abu Graib
9 Amps. Drugs, Harmonium
10 Stigmata I
11 Stigmata II
12 Stab variation

www.sunblind.net

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